INFANZIA RUBATA - ADOLESCENZA- Non mi sono mai piaciuta, tanto che quando mi guardavo allo specchio vedevo la strega di Biancaneve e mi sentivo brutta tanto da desiderare di cambiare aspetto, per questo quando ho raggiunto la maggiore età mi sono voluta regalare un trattamento di chirurgia plastica e prima ho cominciato col modificare le labbra per renderle più carnose a bocciolo di rosa e poi col ritoccare gli zigomi ed infine a voler ritoccarmi il naso per poter diventare come quella bambolina di ceramica biscuit che mi avevano regalato quando ero bambina e che faceva da sopramobile di un cassettone della mia camera da letto. Perché ho voluto cambiare il mio aspetto? Il fatto è che non mi accettavo ed è per questo che mi sono sottoposta anche a delle diete assurde che dovevano rendere il mio fisico come una acciuga perché io dovevo diventare una modella che poteva calcare qualche sipario ed apparire magari in qualche soap opera. Però era tutta una finzione ed io non mi sentivo mai soddisfatta, in quanto ero insicura di poter piacere ed è per tale motivo che volevo raggiungere la perfezione estetica che doveva fare in modo di diminuire il mio disagio. Invece, non volevo vedermi dentro e capire che era proprio lì il mio problema, era proprio lì che dovevo fare la mia plastica che mi avrebbe davvero trasformata e resa una persona che sa accettarsi anche se non ha determinati canoni estetici che la rendono bella e appariscente, tanto da destare curiosità nel volerti conoscere. Il fatto è che mi ero ipnotizzata attraverso tic-tock ed i social da una errata opinione di me stessa e non tanto figurativamente, ma letteralmente e realmente ipnotizzata ed è per questo che mi sono convinta a seguire dei cialtroni che ti promettevano una immagine da principessa delle favole. Non ha dunque importanza il modo in cui l'idea di ricorrere alla chirurgia estetica ed alle diete vessanti e frustranti mi sia sorta nella mente e nemmeno da dove essa sia provenuta, ma il fatto che abbia accettato quell'idea nella mia mente, dai miei coetanei per adeguarmi a loro ed a certi stereotipi, per sentirmi adeguata alla ragazza della pubblicità, il fatto è che ero fermamente convinta che l'idea fosse buona e giusta e che potesse influire sul buon andamento dei miei obiettivi a farmi strada nel mondo dello spettacolo. Non credo quindi che sia esagerato dire che siamo tutti in un certo grado ipnotizzati o da idee che abbiamo senza accorgercene accettato senza tanto criticare o controbattere dagli altri o da immagini rappresentative e simboliche del successo che abbiamo ripetuto a noi stessi fino a convincerci che sono vere. Noi ci facciamo spesso suggestionare dal nostro stesso complesso di inferiorità che ci fa sentite inadeguati e che nel 95% dei casi non solo ci rovina la vita, ma addirittura può condurci alla morte come è successo a Margaret Spada. I complessi di inferiorità hanno origine non tanto dai fatti o dalle esperienze, ma dalle nostre conclusioni riguardo ai fatti e dalla sbagliata valutazione delle esperienze che abbiamo. Per esempio il fatto che io non sia bella come Marlin Monroe non fa di me una persona mediocre o una incapace, però è questo in effetti che io avvertivo quando guardavo la mia immagine riflessa nello specchio, è questo che sentivo dentro in effetti. E non era tanto la coscienza di una reale inferiorità di capacità o di conoscenza o di apparenza che mi conduceva al complesso distorto di inferiorità che interferiva con la mia vita, ma il sentimento profondo che avevo di sensazione di inferiorità che mi rendeva brutta e cattiva come la strega e mi faceva sentire inadeguata ed in colpa e frustrata. Tale senso di inferiorità nasceva da una sola ragione: io giudicavo e misuravo me stessa sul falso modello e scala di altri ipocriti individui. Quando facevo questo, sempre e senza eccezioni di sorta avevo la peggio per il fatto che pensavo, credevo e presumevo di dovermi misurare su qualcun altra come le mie sorelle che ritenevo meglio di me o che mi avevano fatto credere essere migliori di me ed è per questo che mi sentivo così infelice e mediocre e concludevo che in me c'era qualcosa di sbagliato e non mi sono mai accorta di avere una bravura in algebra ed in fisica. La conseguenza logica di questo discorso di distorto processo della ragione è stata non solo quella di sentirmi sempre una indegna figlia, ma anche di essere immeritevole e che quindi era fuori luogo manifestare interamente le mie capacità e talenti o potermi esprimere nella poesia, perché la giustificazione era quello che ciò mi rendeva ridicola e mi avrebbe emarginata ed esclusa da qualsiasi tipo di socializzazione in quanto la matematica e la fisica sono materie antipatiche e la poesia poi è soltanto di nicchia. Le persone come me e Margaret Spada afflitte da un complesso di inferiorità invariabilmente commettono il grave errore di lottare per ottenere la superiorità e così gli intendimenti migliori di avere buoni risultati per la collettività ed anche per noi stessi finiscono per essere vanificati e discreditati perché scaturiscono dalla falsa premessa che noi siamo inferiori e da ciò si forma una intera struttura di cupi pensieri che non hanno una buona logica e nemmeno buoni sentimenti. La battaglia per la superiorità mi dilania tutt'ora specie quando non avverto soddisfazioni e conferme che ciò che faccio sia una cosa buona e porta ad avere un forte disagio, che mi causa una maggiore delusione e talvolta specie nelle crisi mi conduce persino a delle forti neurosi. Divengo così la peggiore aguzzina di me stessa e faccio fatica a dormire, faccio fatica a mangiare oppure mangio in maniera disordinata e non riesco a concentrarmi tanto da perdere persino la cognizione del tempo e da sentirmi come una larva e così sono più infelice di prima. Tante volte mi sono ripetuta che dovevo essere semplicemente me stessa e farmi amare per ciò che ero, perché io non ero in competizione con le mie sorelle per un trono o uno scettro e nemmeno dovevo scimmiottare i miei genitori per poterli compiacere, semplicemente per poter fare emergere il mio carattere e la mia personalità dovevo pensare che non ero simile a nessuna altra persona e che non sarei mai diventata come altri anche se come Margaret avessi cambiato il mio aspetto fisico, piuttosto dovevo cambiare il mio aspetto interiore. Infondo Dio ha amato la gente comune perché ha creato tantissimi tipi comuni che però hanno il diritto a manifestare la loro individualità che è un tipo particolare e non basico. Per questo avrei tanto voluto creare una scuola in cui si dovevano svolgere test comuni, annunciando che l'individuo comune era in grado di risolverli e completarli entro un determinato tempo naturalmente molto breve e che corrispondeva ad 1/5 del tempo realmente necessario per risolverli perché così ci si potesse rendere conto che nessuno è un fenomeno. Allorché, infatti, durante lo svolgimento della prova suoni il campanello che indica la fine del tempo, alcuni si innervosiscono anche se sono brillanti perché prima dell'enunciato la professoressa di matematica doveva dire, se era onesta, che ognuno aveva a disposizione sia il vocabolario che la calcolatrice per potersi aiutare a risolvere i problemi che così avrebbe compreso meglio certe definizioni come quella della stupidità. Partecipando poi a questa scuola una psichiatra affermava che l'ansia e l'insicurezza derivano da una mancanza di autoconoscenza e che si poteva raggiungere la sicurezza soltanto trovando in se stessi una individualità, originalità, unicità e singolarità simili all'idea di essere stati creati ad immagine e somiglianza di un Dio puzzle o meglio mosaico dove ciascuno era un tassello che si incastrava perfettamente con altri per formare una immagine di fede della propria individualità come essere umano, con un maggiore senso di consapevolezza per l'esistenza di individui e delle cose come se le vedesse sempre per la prima volta e con un sentimento di reciproca costruttiva influenza del consorzio umano attraverso l'esercizio della propria personalità che è bene condividere. Ho capito così che talvolta reagivo male a certe osservazioni perché non avevo ben chiaro in me il risultato che dovevo raggiungere o l'idea dei cambiamenti che tale risultato poteva portare nell'ambiente circostante in quanto molti non intendono cambiare molto le loro abitudini mentali e si ancorano ad esse per non perdersi nel marasma della frenesia della vita moderna che si evolve velocemente e che ci getta come un razzo con testate nucleari verso un futuro che impaurisce nel pensiero distruttivo di ciò che si è a fatica conquistato. Nessuno vuole l'escalation di un conflitto mondiale. In effetti lo sforzo della tensione di affrontare conflitti competitivi quotidiani ci mette nella condizione di una negatività troppo cosciente ed è per questo che non riusciamo mai a superare certi ostacoli e paure, anzi non volgiamo mai correre alcun rischio di poter fallire e di vederci ostruita la strada verso il successo quando poi non ci rendiamo ben conto che il migliore successo è dato dall'essere prima di tutto noi stessi e che da ciò si ottengono le migliori cose e prospettive, basta lasciare fluire la nostra ispirazione, credere nelle nostre doti e così avverrà la magia e non avremo bisogno di essere come bambole tutte simili di aspetto, basta avere il coraggio di essere persone diverse che accolgono la diversità come un fattore di bellezza e di saggezza della verità che ci rende liberi. Seppelliamo i ricordi di fallimenti passati e le esperienze spiacevoli e dolorose e proviamo ad essere autentici anche se ciò costa molta fatica, disciplina e sacrificio ed anche se qualche volta falliremo il bersaglio, non importa di fronte allo specchio non c'è né la strega e nemmeno Biancaneve c'è quell'io che vuole emergere e farsi riconoscere per poter essere amato nella sua intera poesia. 

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