ALL'AMORE NON CI CREDO. Nel primo gruppo terapeutico all'inizio mi sono sentita accolta con un saluto e un applauso dopo la mia presentazione dove dovevo dire che ero lì perché sentendo di non valere niente avevo tentato di suicidarmi. Quel giorno capii che avevo fatto torto a qualcuno quando mi fu risposto da un ragazzo sbandato "Beata te, io invece sono stato ucciso per una banalità e adesso mi trovo nell'altro mondo. Sono Santo Romano e voglio dare la mia testimonianza di ragazzo giovane nel pieno della vita che aveva dei sogni e desideri da realizzare" Questa voce era la voce di un attore che interveniva durante la seduta per vedere l'effetto che faceva sapere che un defunto potesse ancora essere presente come la voce della coscienza che parlava per dire la sua. Nessuno però rimase impressionato da quell'intervento perché la morte a molti pareva la sola conclusione di fallimenti che si erano perpetrati nel tempo. "All'amore io ci credo, perché qui c'è la luce che mi fa vedere più chiaramente quanto ero sciocco pure io a non comprendere quali fossero le cose importanti della vita e così correvo impennandomi col motorino e poi rimanevo come molti ad annoiarmi per ore in un bar a fare delle chiacchiere insulse tanto per stare in compagnia ed allegria, ma era giusto tutto ciò per la mia età, era bello e mi faceva stare bene condividere dei momenti di spensieratezza finché avessi potuto farlo, prima di prendermi delle responsabilità lavorative a sgobbare giorno dopo giorno come operaio recluso ed alienato dentro ad una fabbrica. All'amore io ci credo, perché qui non c'è fame, o sete o sofferenza e tutto è levità del corpo che si tramuta in materia di Spirito." Gli altri rimasero ad ascoltarlo senza badarci troppo come se si trattasse di un ronzio fastidioso di una zanzara che ronzava intorno pronta a pungere. Il fatto è che molti seguono i loro istinti di potersi compiacere con giochi di sfide, per sapere cosa si prova a diventare omicidi, ma dopo quando diventano rei confessi comprendendo ciò che hanno fatto non possono tornare più indietro e fermare le loro menti e i torvi pensieri, e bloccare le loro mani che vogliono uccidere e così infilano la lama di un coltello affilato nella carne e poi colpiscono, colpiscono, colpiscono senza alcuna pietà. "A me non interessa quello che tu dici - intervenne un ragazzo col cappuccio sulla testa con cui voleva coprirsi il volto svergognato - io so quello che ho fatto e la punizione che mi spetta, ma va bene lo stesso perché ho provato il brivido, ho dato una scossa alla mia esistenza che era piatta e poi che cavolo ne sai tu di quello che si prova a sentirsi nulli, e mai ascoltati?" "Lo so, lo so eccome sai anche se non ci credi, per tutti quei giorni in cui mi sono sentito invisibile peggio di quanto lo sia ora che almeno mi nominano in un TG e imparano a conoscermi per una specie di eroe, perché è questo che vuoi diventare anche tu, infondo, infondo" "Tu dici di sapere? A tavola si mangiava e basta, ascoltando la Tv che mandava in onda dei giochi a quiz di cui i miei erano più partecipi che di sentire com'ero andato a scuola perché dicevano che a scuola infondo ci si rilassa mentre al lavoro si deve faticare e sbracciarsi ed io ero fortunato se potevo avere un diploma quando loro alla mia età già lavoravano, per cui dovevo lasciarli senza pensieri che già era troppo per loro avere quelli di una dura giornata di lavoro che li segregava come delle bestie in una gabbia a sopportare e sudare 8 ore al giorno per un misero stipendio" "Io l'ho provato il lavoro di fabbrica - intervenne una ragazza giovane- ma volevo di più, molto di più perché a me sarebbe piaciuto diventare una estetista ed invece mi dovevo accontentare, ma di nascosto facevo le unghie e le ciglia o mettevo maschere e cetrioli sugli occhi alle mie amiche. Ma poi non ce la facevo più ero distrutta dal continuo mentire e nascondermi, ero distrutta dal mio senso di dismorfismo che mi faceva vedere il mio corpo come una botte senza forma alcuna e così a poco a poco non ho voluto più mangiare perché volevo scomparire e diventare come una sardina amara che se ne sta naufraga dentro un tempestoso mare melmoso. Eccomi qui per dirvi di non farvi illusioni, la vita è dura e dovete avere una scorza altrettanto dura per potervi proteggere dal male e dalla schiavitù del peccato che ti fa diventare una strega che può offrire solo mele avvelenate. Io all'amore non ci credo poi molto, solo lo stimo come troppo alto valore per me e la mia persona"
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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