PROPOSTA IN BOZZA - STRUTTURA COSCIENTE DA SANT'AGOSTINO AD OGGI. Tesi insieme al professore Gabriele Trivellin - L'accademico (ruolo) non è sapiente, ma dà assenso alla propria sapienza perché sa che essere sapiente, anche nel forte dubbio di sbagliare, significa non venire meno alla certezza dell'autocoscienza (si fallor, sum). La scoperta dell'autocoscienza, ancora oggi, si accompagna all'analisi delle verità inconfutabili della dialettica e della matematica, che si inscrivono nell'ambito della ricerca di cui ciascuno può essere investito: la verità, infatti, non è mai fine a se stessa, ma è una costante e continua ricerca determinata a raggiungere la piena felicità che rende liberi. Si parla allora di CONVERGENZA cioè della tendenza ad essere rivolti verso il riferimento divino, elevato, nobilitante dell'anima. In tale ottica, l'insegnante ed il precettore non devono pretendere di essere gli inventori della verità, ma ne sono solo i trasmettitori, tanto più capaci, quanto più sanno stimolare negli scolari la passione per la ricerca. Se da una parte, dunque, per sant'Agostino c'è una contrapposizione della "carne" allo "spirito", che fa della prima un ostacolo al progresso del secondo, ora si è compreso che la sensibilità appartiene sia al corpo che all'anima, infatti, la sensazione di una azione o quella di una attrazione, o pulsione sessuale parte sia dall'anima che si lascia sedurre (come ammette persino Geremia) e sia del corpo, che nel suo donarsi parte da un inizio di Pensiero di moltiplicazione del dono come lo intendeva lo stesso Creatore e che riguarda anche il grado più alto dell'attività spirituale. Se quindi sant'Agostino arriva alla conclusione che l'oggetto della ricerca filosofica è lo stesso dell'essere divino manifestatosi nel Verbo incarnato; allora oggi si deve fare coincidere la filosofia di una maggiore unione spirituale fra carne e anima con la vera religione. Difatti anche l'impegno intellettuale di sant'Agostino si basava su una Chiesa visibile, comprendente anche i NON santi ed i peccatori, perché se no non si poteva credere all'efficacia dei sacramenti che NON dipendono dalla moralità di chi li amministra, ma nemmeno però dipendono dal pelagianesimo (visione troppo ottimista della natura umana) perché ciascuno in base alle proprie capacità ed abilità è in grado di operare rettamente il bene e su ciò insiste per la maggiore Salvezza ed è questo che deve essere tenuto in maggior conto oggi specie nella sollecitazione a fornire pareri su argomenti squisitamente teologici e pastorali anche da parte di laici e non addetti ai lavori. Noi siamo segnati dall'impronta divina in Cristo e nella natura trinitaria che si esprimono nella vita intima di Dio in noi e di noi in Dio, nel pensare, nel generare e nella sapienza o Verbo con cui abbiamo una vera e propria relazione d'amore che lega la mente rendendola pesante al suo LOGOS cioè espressione che parte dalla mens sana, dalla notitia cioè conoscenza per giungere all'amore che investe tutto persino come disse il grande Vate Dante Alighieri "Il sole e le altre stelle". Tutte le opere possono essere dunque convergenti a Dio per costituire in Lui l'unità della sostanza per la vera manifestazione della LIBERALITA' e della Gloria della Trinità, che diventa Spirito e materia della ragione universale dove l'essenza umana acquisisce quella divina e viceversa in quanto è di carattere speculativo e civile: la civiltà della città eterna dove regna carità ed amore che è Dio stesso. 

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