I FIAMMIFERI DI NATALE - Nel frattempo la bambina cresceva e si stava facendo donna, le crescevano i seni e i peli sul pube e le venivano le mestruazioni segni che si stava diventando grande e che la piccola fiammiferaia doveva scomparire con la scomparsa della nonna e che quindi sarebbe dovuta diventare più responsabile. Infatti, un bruttissimo inverno suo padre viveva nell'ansia di poter perdere il lavoro perché la sua ditta edile come tante, era in crisi per l'austerity ed inoltre sua madre aveva fatto solo fino alla 5° elementare e sapeva a malapena leggere e scrivere e parlava un mezzo dialetto che talvolta la rendeva goffa, e quindi non avrebbe potuto fare altro che lavori di pulizia, oppure la sarta visto che le piaceva moltissimo cucire e creare capi. Comunque l'adolescente fiammiferaia, si accorse che era giunto il momento di contribuire al benessere della famiglia e perciò si mise a fare qualche lavoretto come la standista in vari supermercati della zona, la raccolta della carta,  il volantinaggio pubblicitario di porta in porta, ripetizioni al doposcuola e la baby sitter, ma guadagnava poco e a malapena si poteva permettere una pizza con gli amici, il pagamento dei campi scuola parrocchiali e di comprarsi un paio di scarpe o una maglia al mercato della zona. Sua nonna le aveva regalato un salvadanaio dove mettere i propri risparmi e le aveva aperto un librettino in banca dove farli crescere e fruttare, ma lei si rendeva conto che non avrebbe mai potuto essere effettivamente autonoma ed indipendente con quei pochi soldi e che doveva comunque dipendere dai genitori che erano avari in tutto persino nell'uso delle pellicole da conservare i cibi che la mamma dell'adolescente fiammiferaia riusava dopo averli lavati nel detersivo da piatti e persino nel lavaggio dei panni, per cui la mamma della protagonista usava la prima lisciva che usciva dal tubo di scarico della lavatrice, tubo che non era collegato direttamente con lo scarico, ma che rimanendo libero scaricava direttamente nel water e quindi la mamma poteva riutilizzare la lisciva per lavare a mano alcuni panni come mutande, calze, camicie e altro convinta non solo di risparmiare energia e acqua, ma di pulire anche meglio. L'adolescente fiammiferaia pensava che quell'atteggiamento di dover centellinare tutto, non era vita, non era una cosa normale e fosse come una ossessione a voler cumulare soldi in banca, a volere avere una sicurezza nel caso di vecchiaia passata dentro ad un ospizio perché la mamma si riteneva previdente e prudente nello spendere e pensava che non bisognasse sprecare mai nulla, nemmeno un bottone o dei pezzi di stoffa o delle scarpe vecchie o maglie consunte e roba vecchia ed era per questo che accumulava tutto questo in un ripostiglio o ne riempiva i mobili di casa. L'adolescente fiammiferaia si voleva ribellare a quella vita che non lasciava spazio nemmeno ai sentimenti, e che ti rendeva fredda ed algida come quella mamma a guardare persino al riutilizzo dei bigliettini del matrimonio per fare i pensieri di Natale e per esprimere un affetto alquanto superficiale, restrittivo, rigido e distaccato dove più che autorevolezza c'era una severa introversione e chiusura nel voler esprimere i sentimenti e il calore umano. Allora l'adolescente fiammiferaia a cui era rimasta solo la scatola, ormai vuota dei fiammiferi espresse il desiderio di morire e ci pensò seriamente di fare un tuffo e via, andare chissà dove nell'aldilà dove nessuno l'avrebbe mai molto pianta, che tanto quei genitori erano come muri dove i sentimenti rimbalzavano senza mai penetrarvi e dove essi volevano rimanere com'erano in quel loro mondo fatto di cumuli di oggetti e privo di calore umano. Per questo motivo l'adolescente fiammiferaia si sentì in colpa ad essere nata, si sentì fuori posto ed avvertì che non poteva essere amata in quanto era deficitaria di tutto e le mancava la cognizione di quello che voleva diventare e dell'effetto che avrebbe potuto fare la sua poesia. Da quel momento l'adolescente decise di stilare un diario dove accendeva idealmente i fiammiferi della speranza di poter diventare qualcuno e di sentirsi importante, facendosi riconoscere per quel particolare dono della poetica che tanto la faceva sentire leggera e libera come una piuma al vento che non conosce alcuna gravità. Tuttavia, fra la ragione ed i torti i confini sono labili ed ella si sentiva sempre depressa e priva di un qualche valore che la rendesse sicura di se stessa e del proprio carisma poetico e così l'adolescente fiammiferaia decise di secretare i suoi scritti dentro un cassetto chiuso di un comodino da dove non sarebbero mai usciti e che nessuno avrebbe mai letto perché infondo quello era solo uno sfogo, un modo per evadere da quel mondo freddo e cupo, da quell'ambiente stagnante in cui si trovava e che la faceva sentire sbagliata. Avrebbe voluto, infatti avere un fiammifero per una buona opportunità che la rendesse una donna emancipata, una donna che sa come e dove condurre la sua esistenza anche se fra miriadi di ostacoli, una donna che crede nel valore della propria anima e del proprio spirito, ma si accorse che sua nonna aveva ragione quando affermava che là fuori la vita è molto dura e che ci sono molti sacrifici e rinunce da fare, delle regole da seguire ed a volte il profondo senso di impotenza a riuscire a cambiare lo status quo delle cose perché se si nasce con poco si finisce per essere sempre dei popolani di scarso livello, delle persone comuni e qualunque che saranno sempre considerate nullità all'interno di una società dove l'arrivismo alle massime vette della scalata ai ruoli di prestigio non sa avere alcuna pietà e ti gambizza se mai tenti di farti notare e di permetterti di fare analisi degli andamenti di mercato, anche se sono oculate e giuste perché tu non sei nessuna, tu sei una inetta, una persona senza arte e né parte che deve fare solo la comparsa obbedendo agli ordini di un regista sconclusionato che vuole solo guadagnare sulla tua pelle e le tue fatiche. Infondo l'avresti dovuto imparare fin da bambina che la piccola fiammiferaia eri tu e che i desideri che avevi erano troppo utopici e distanti dalla tua realtà e perciò ti saresti dovuta accontentare di poterli inserire in un qualche romanzetto strappalacrime di Natale. Infondo lo sapevi che la tua vita sarebbe stata un supplizio e che tu saresti rimasta una persona mediocre di una storia scontata di Natale dove niente si può contro il fato avverso e dove la saggezza nasce insieme alla consapevolezza del fato e dal senso della praticità umana che ti porta a ricoprire ruoli di second'ordine ed è per questo che devi assumere una tendenza passiva-difensiva riconducibile al ripiegamento verso la vita contemplativa incentrata più che altro sullo studio e sulla cultura che sola ti può salvare per poter fare diventare quella piccola fiammiferaia uno strumento efficace per potersi sottrarre ai flutti procellosi che tormentano quella agitazione ed ansietà a raggiungere buoni obiettivi che dilania l'esistenza. Così, ti appare nitida la tua prospettiva di poter emergere nel contesto borghese che trova nel personaggio principale un motivo sensibile, ancorché spesso critico che al di là del realismo spesso critico di trovare possibili benefici materiali del benessere riesce a scorgere anche la giusta filosofia del valore industriale e commerciale della cultura che sta nel chiarire a chiunque possibilità e limiti dell'agire umano. Quindi la piccola fiammiferaia diventa una osservatrice dell'andirivieni che sa vedere la molestia dell'esercizio del potere e dell'autorevolezza spregevole e quella che pare l'immortalità nell'immunità dei ricchi e potenti governanti nonché l'inesausta sete di novità liete della plebaglia. Quindi la scatolina di fiammiferi nelle mani di quell'adolescente diviene il progetto ideativo e una primordiale forma di realizzazione tecnico-pratica, culturale ed astratta di esperienza viva ed attiva di spirito contemplativo che può da sola sebbene piccola e modesta riuscire ad armonizzare così l'individuo che la possiederà in base a leggi eterne della trasmissione del suo valore emblematico di infanzia che diviene necessario a non perdere di vista l'amore che governa tutte le cose e le sa ricreare e reinventare ogni volta rendendole uniche e nuove. Così nella scatolina è contenuta l'arte stessa come espressione razionale per eccellenza dell'arbitrio, in quanto obiettività capace si innalzare lo spirito umano ad un formidabile livello conoscitivo più profondo e valevole. L'uomo se diviene padrone dell'arte dei fiammiferi che non devono mai fare morire la fiammella poetica della speranza e dell'amore irripetibile ed incondizionato che si persegue nel perdono può davvero divenire padrone del suo destino e non tanto perché potrebbe intervenire sul fato avverso, ma perché è in grado esso stesso di rappresentarsi in maniera più giusta e corretta agli incontri fatali che gli appaiono durante il suo percorso come fortunati e che egli non sa riconoscere come tali e perciò per paura evita attaccandosi alle proprie abitudini come ad una zattera che sola gli può dare sicurezza e senso di stabilità. Ma in verità la fortuna di possedere o meno la scatolina giusta e più azzeccata del successo è un fato sconosciuto che è solo apparenza in quanto è presentarsi del fato stesso alla considerazione, valutazione ed azione umana nelle sue consequenzialità. L'individuo autenticamente libero e attivo è in effetti quello che sa forgiarsi nella resilienza che segue la misura della temperanza e possiede lucida coscienza delle proprie capacità e dei propri naturali vincoli: la mediocrità non è quindi un sapersi arrendere alla potenza schiacciante della realtà e della fortuna, ma nient'altro che un considerare serenamente le possibilità delle proprie forze per un meditato colloquio col destino, che si esprime in una strategia oculata e prudente del proprio rapporto con il mondo sia interiore che esteriore. Infondo pazienza e mediocrità coincidono per avere equilibrio che solo una vigile presenza autocritica può saper distinguere dalla vera passività, ma questo la piccola fiammiferaia all'inizio non l'aveva voluto capire, perché a lei come a Martino campanaro che dormiva e che non sentiva mai suonare le campane della sveglia di essere adulto voleva rimanere nel mondo dei balocchi e della favola meravigliosa che l'avrebbe tramutata in una donna libera e non più schiava da stereotipi e stigmi. D'altronde chi pretende di valicare le effettive possibilità umane che possiede non può che votarsi con le proprie mani alla rovina ed era per questo che nello sforzo di rispondere in maniera coerente alla sorte avversa, la nonna voleva fare raccontare per secoli e secoli la favola della piccola fiammiferaia dove l'anziano ha l'onere, che è al tempo stesso soddisfazione ed orgoglio di indicare ai giovani stolti la via che conduce alle virtù, per consentire loro un fiero inserimento dignitoso nella società e per salvaguardare l'identità cittadina, retta a livello storico sulla memoria dei "maggiori" e degli eventi eroici e gloriosi che hanno condotto alla libertà democratica, mentre il giovane ha il sacrosanto compito di capire che è un bene scongiurare il sopravvento della fortuna per pochi prediletti, perché fin dall'inizio dei tempi ha imparato a ricercare protezione in quel pacchettino di fiammiferi, oltre che la virtù individuale, pure nelle diverse forme di vita associata, dalla famiglia, all'amicizia, sino ad arrivare alla collettività cittadina nel suo complesso: in questo modo, ciascuno in quel pacchettino di fiammiferi mette veramente a disposizione degli altri i propri talenti de le proprie migliori opere a livello gratuito contribuendo così ad elevare il livello generale di benessere sia materiale che spirituale insieme al proprio; e da qui nasce e cresce il profondo interesse del lettore per tutti gli aspetti della vita comunitaria e sociale, nonché per la pianificazione di un abitato piacevole alla vista della morale prospera, pacifica e sicura. 

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