CHIAMATA DONNA- Mi hanno chiamata addolorata perché dovevo già capire che avrei sopportato il dolore e la sofferenza, del travaglio della vita che nasce e che muore; Mi hanno chiamata bonaria perché dovevo essere affidabile e mite anche nella sopportazione della crudeltà; Mi hanno chiamata candida perché dovevo restare innocente ed ingenua nonostante mi potessero fare del male; Mi hanno chiamata democratica perché dovevo restare affidabile specie quando ero inferiore; Mi hanno chiamata, chiamata equanime perché dovevo restare imparziale anche se mi molestavano o mi mobbizzavano sul lavoro o nell'ambito sociale; Mi hanno chiamata fugace perché dovevo rappresentare la passione del momento, la pulsione lussuriosa istantanea e nulla più; Mi hanno chiamata giocosa perché dovevo apparire sempre allegra e scherzosa che così si potevano prendere gioco di me; Mi hanno chiamata, chiamata immacolata perché non dovevo avere alcuna macchia anche se battevo la strada e mi offrivo al migliore offerente; Mi hanno chiamata languida perché dovevo rappresentare la parte debole che si deve spossare per fare al meglio ogni cosa; Mi hanno chiamata minore perché dovevo apparire inferiore e restare nel ruolo più basso; Mi hanno chiamata, chiamata negata perché dovevo apparire inadatta; Mi hanno chiamata ottusa perché dovevo restare poco intelligente ed acuta; mi hanno chiamata pignola perché non potevo essere mai troppo precisa nell'emergere; Mi hanno chiamata ridondante perché non potevo raccontare troppo di me stessa, delle mie capacità e qualità di donna; mi hanno chiamata, chiamata al 1522 per dirmi che sballata, sconclusionata ed illogica nei miei ragionamenti anche se conoscevo la matematica, mi hanno chiamata, chiamata testarda perché non potevo permettermi mai troppo di inseguire le mie aspirazioni e sogni; mi hanno chiamata, chiamata uggiosa perché ero noiosa nella conoscenza tecnico-pratica e quindi non dovevo troppo esprimerla; Mi hanno chiamata, chiamata vanitosa perché non potevo avere l'orgoglio e la fierezza di poter vincere con il mio valore; mi hanno chiamata zelante perché non potevo credere troppo in ciò che facevo. In tutto il vocabolario io non ero che un fattore negativo, un intralcio, una esasperazione, una esagerazione, un impaccio, un limite, un problema, una deficienza, una vanteria, una spregiudicata, una sognatrice, una stupida, una vanagloriosa; in tutto il vocabolario non si sono mai accorti che esiste il termine DONNESCO che conviene alle donne, che conviene all'umanità, che conviene al mondo, che conviene al creato e pure a Dio perché DONNESCO vuol dire fare uscire dall'anima la parte migliore di noi, quella in cui tutto il mondo si rispecchia: quella di madre della terra, della vita e dell'amore, quella che è più vicina ad ogni cuore. Dedicata a tutti i donneschi del mondo.
IL TALENTO DI AMARE. Io non conosco ancora molto bene l'amore ed è per questo che a volte non riesco a distinguerlo in mezzo alla gente che incontro lungo la via. L'amore chiede conto a ciascuno dei doni che egli affida, attraverso intuizioni convincenti o meglio postulazioni assunte come principi di dimostrazione o ancora testimonianze degne di fiducia. L'amore è una rivelazione di qualificazione che viene scritta nel mondo e nella storia, ma io non ho nessuna qualifica per poterlo dimostrare perchè sono una semplice viandante continuamente in cammino. Io però mi sono lasciata trasportare da una parola chiave che è la parola talento che era una unità di misura che riguarda la Chiesa in cui la manifestazione della Fede è una norma di credibilità del valore che non è proprio ma è di una funzione di una totalità che si esprimono nell'adesione a Dio con specifico riferimento del Cristo fatto uomo nell'accezione di proposizioni o dogmi o istanze che li definiscono. L...
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