L'EBETE. "Ti ringraziamo - disse un infermiere - della tua testimonianza, finalmente oggi che si cerca di celebrare la pace, si cerca di mettere in evidenza anche quali siano le principali problematiche per cui fuori ci sono tanti conflitti insensati e questo fatto è dato principalmente dalle tensioni e pressioni che si creano all'interno di alcune menti deboli a livello del borderline specie nel trovare la giusta dose delle benzodiazepine in quanto le reazioni a livello deprimente del sistema nervoso centrale possono essere diverse nella frazione sottocorticale e molti non lo sanno perché in molti casi a seguito di uso prolungato producono dipendenza e dopo interruzione sindromi gravi di astinenza. Per cui io vorrei tanto dire al dottor Montecchi Leonardo che i sonnambuli che ho incontrato erano imbottiti di barbiturici e per questo completamente ipnonarcotizzati e nessuno sa che i sonniferi possono confondere la veglia dal sonno. I barbiturici agiscono deprimendo la sostanza reticolare del sistema nervoso centrale, responsabile dello stato di veglia poiché stimolano l'attività di enzimi epatici capaci di metabolizzare gli stessi farmaci per introduzione enzimatica e così per mantenere costante l'effetto terapeutico molti pensano che divenga necessario aumentare la dose senza considerare gli effetti sulla barriera ematoencefalica cerebrale che se già degradata può produrre psicosi tossica con successive alterazioni delle funzioni mentali e del comportamento. Da qui ho voluto ascoltare un principio di causalità del farmaco e degli interventi terapeutici ed anche delle crisi che si generavano nell'operatività infermieristica-diagnostica che riguardava 2 sistemi che partivano da identiche condizioni fisiche iniziali e poi subiscono le stesse vicende di invadenza e di pressione e tensione a fare meglio o di più del loro possibile (cause), dovendo necessariamente raggiungere gli stessi risultati ed obiettivi finali e subire durante il processo gli stessi eventi, l'accettazione non è detto che termini in determinismo successivo; del resto la fisica ha dimostrato di per sé che alcuni soggetti sono meglio orientati nel loro agire se trovano il loro "sole" come dei satelliti che attorno ai pianeti seguono rigorosamente le leggi che loro vengono imposte anche se si tratta di leggi razziali ingiuste perché non seguirle parrebbe a loro come una caduta più grave verso il baratro oscuro della nullità. Dove il principio entra in crisi, è allorché dobbiamo stabilire l'identità delle condizioni iniziali di 2 sistemi di approccio PRO e CONTRO, oppure l'identità delle cause che intervengono a modificarli in quanto i soggetti non seguono mai del tutto la stessa traiettoria perché sono influenzati durante il percorso dal caos che li circonda dal quale sentono di doversi difendere e perciò hanno un impatto di percezione mentale della situazione circostante piuttosto sfasata all'interno del loro equilibrio e questo avviene presumibilmente per 1/6 del valore iniziale di percezione e ciò perché l'urto psichico con la superficie cerebrale in grado di gestirlo e orientarlo ì, per quanto possa essere forte si trova di fronte a delle asperità microscopiche e ben diverse in base alla sua resistenza che poi finisce per soccombere nel sentirsi torturata e rinnegata e così le parole e le espressioni in lei rimbalzano prepotenti e crudeli fino a renderla schiava e succube di comandi di uccisione che sono gli unici liberatori da quelle continue tensioni laceranti. In altre parole, nel campo dell'infinitamente piccolo, il principio di casualità e successivo effetto non perde di validità, ma anzi deve essere visto ed osservato secondo le modalità con cui è stato provocato, in quanto i limitanti mezzi dell'essere umano non gli consentono mai del tutto di verificare l'uguaglianza delle cause e delle condizioni iniziali e comunque sempre in condizioni precarie e di povertà l'essere umano si convince più facilmente che facendo una guerra potrà ottenere condizioni migliori di vita e conquistare la libertà che fino a quel momento gli era stata negata ed usurpata da un governo dispotico. Dunque si devono rilevare quante probabilità ci sono che l'umanità tutta voglia salvare il mondo e non distruggerlo o farlo soccombere alla crudeltà e alla malvagità e se la risposta è che si voglia salvare il massimo delle possibilità di salvezza allora si studia un meccanismo per raggiungere tale traguardo, insistendo che non è il fine che giustifica i mezzi, ma sono i mezzi che possono giungere a validi fini solo se destreggiati in maniera sicura e garantista dell'armonia e della pace piuttosto con rapporti formali e di civile considerazione." 

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