LA PRUDENZA. La fortuna aiuta gli audaci, questo lo si dice per incoraggiare a procedere nel proprio credo e ad averne fiducia che potrà funzionare, ma non è mai veramente e completamente così. Infatti, nonostante la morte del leader di Hamas Sinwar nessuno crede che la guerra fra Israele, Palestina e Libano cesserà e questo perché c'è una entità politica e sociale sovraordinata agli interessi particolari di individui e gruppi come quelli degli Hezbollah che nasce probabilmente, più che altro per contrastare uno stato primitivo dell'umanità in cui la persona vive senza altre leggi che quelle naturali, per l'istituzione di un potere dominante che solo sarebbe capace di garantire agli individui associati entro i propri schemi alcuni beni o diritti fondamentali, altrimenti minacciati all'esposizione di conflitti la cui soluzione è affidata esclusivamente all'autotutela debole. Ma con l'identificazione ad uno stato selvaggio, la società civile finisce per contrapporsi, non soltanto al modello astratto dello stato di natura, bensì anche alla società primitiva, per cui quella civile acquista il senso di società acculturata. La distinzione tra società civile identificata in quella politica e quella civilizzata diventa centrale per comprendere i fondamenti delle disuguaglianze tra gli individui, tanto che la forma sociale viene caratterizzata come una guerra permanente che si potrebbe risolvere solo con un valido contratto sociale inteso come recupero dello stato di natura ed il superamento della società civile. Sulla base della variante della nozione di società intesa come super-organismo, e del concetto di destinazione dell'individuo al contratto sociale si pone il principio della Prudenza che prescrive cautela all'interno delle riabilitazioni nell'idealismo trascendentale che riconoscendo la vera sostanza, non nell'oggetto in quanto tale, ma nel soggetto, è incline a vedere nell'agire non il contingente e l'aleatorio, ma il fondamento di ogni conoscenza di tutto ciò che si rende possibile per mezzo della libertà. Il legittimo campo di applicazione, però, del termine libertà è prevalentemente l'ambito morale, dove non già la ragione dà legge ai fenomeni con una funzione puramente regolativa tecnico-pratica, ma si fa legge a se stessa per una pratica politica che non ha nulla di sensibile (e dunque è passivamente sottomessa all'esistenza di oggetti giuridici). La valorizzazione di questa funzione etico-pratica della ragione, che si lega all'incondizionato ed assoluto ha un primo senso di dottrina della scienza che porta a lezioni sull'essenza della libertà umana che parte da una identificazione a priori, per cui lo spirito si presuppone al pensiero, con la libertà, e dunque con la prassi attraverso cui l'Io pone sé stesso in confronto con un NON-Io. Questa tradizione, però, deve subire nel tempo tutte le modificazioni del caso, per poter trasformare positivamente il mondo e non farlo influenzare da negatività e pessimismo. Ovviamente questo passaggio, presuppone una ricerca critica (dove il soggetto sia libero moralmente ma a livello logico condizionato) ad una regola di generalizzazione dello speculativo (dove, muovendo dall'assoluto per cui l'atto di autoriflessione del soggetto è già di per sé una profonda conoscenza, il pensiero viene assolutamente presupposto all'esperienza, diventandone il libero legislatore, in senso appunto di tecnico-pratico che diviene poi etico-pratico) . Perciò, bisognerebbe riabilitare più che mai la nozione dei limiti invalicabili della conoscenza (ristretta a fenomeni e subordinata all'intuizione e praticamente inabile allo speculativo), che comporta una seconda riabilitazione pratica, intesa come forma strettamente morale a cui segue una terza riabilitazione a livello procedurale giuridico che è succedanea all'esiguità e alle fallacie della conoscenza umana da cui derivano tutti i guai e le problematiche di erronee interpretazioni e di dannosi e disastrosi fraintendimenti. Proprio il fatto, dunque, che la ragione di per sé stessa non possa pervenire che ai fenomeni, e al riconoscimento dei propri limiti, si basa la finale decisione procedurale che viene rimessa alla volontà, e dunque alla prassi della collaborazione. In questo modo si possono estendere le proprie cognizioni, facendo già esperienza e basandosi su soluzioni adottate in casi similari della pragmaticità delle crisi che sanciscono il carattere puramente tecnico-pratico che un governante può assumere una volta che abbia rinunciato ad un potere predominante assoluto e abbia dato possibilità a quello di confronto con altre tipologie governative: una tavola rotonda dove tutti sono alla stessa stregua.
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