IL PANCHINARO. Spesso, Alessandro aveva problemi di incomunicabilità con il prossimo ed era per questo che come molti si esprimeva con simboli piuttosto che con parole ed espressioni che lo esponessero al supplizio del rifiuto e a quello dell'emarginazione. Comunicare al prossimo le proprie emozioni è veramente difficile specie quando le espressioni possono essere fraintese in quanto un giorno ci si concentra di più su qualcosa che qualcuno ha detto su di noi ed è stato riferito in malo modo, un altro giorno ci si ribella a degli atteggiamenti che rappresentano nient'altro che riconfigurazioni della stessa materia conflittuale di base: l'invidia e la gelosia. Ogni manifestazione potrebbe fare emergere il tentativo frustrato e ripetuto di trasmettere una singola e intima verità: "Ho la sensazione che tu non rispetti la mia intelligenza" continuando a litigare, ad essere antagonisti, a praticare bullismo od ostruzionismo perché non riusciamo a risolvere mai il problema per cui siamo in disaccordo: la nostra diversità che porta all'irritabilità ed alla rabbia di essere privati della conoscenza di se stessi da parte degli altri. Ciò che ci offende è il fatto che non siamo desiderati e che ciò ci costringe ad accettare conseguenze pratiche difficili e devastanti dal punto di vista emotivo di allontanarci definitivamente da quel rapporto soffocante, soggiogante, succube che ci opprime. Così trapela la rabbia di una miriade di conflitti apparentemente incentrati sul nulla piuttosto che sulla direzione da dare alle nostre vite. Si accetta il prezzo alto da pagare della prova continua di essere sottoposti al giudizio superficiale per riuscire a sopravvivere e per riuscire a sentirci in un qualche modo protetti e questo aumenta la nostra angoscia di non riuscire a dare voce alla nostra frustrazione. Quando noi non rappresentiamo attrattiva allora pensiamo di avere una vita complicata e perciò preferiamo non aggiungere discussioni che possano avvelenare la vita, piuttosto che chiarire e perciò si discute per una zona di appartenenza mafiosa e poi si arriva allo scontro armato fino all'uccisione di chi ci ostacola nel nostro proseguire per la nostra affermazione e pensando di eliminare il nostro nemico poi ci ritroviamo a conoscere in realtà la nostra mancanza di coraggio a stabilire accordi di pace e a riuscire a trovare sbocchi per buone relazioni sociali piuttosto che accanirsi gli uni contro gli altri. Davvero imparare a comunicare il bene era disagevole e complesso soprattutto nelle sue più benevole interpretazioni.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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