IL PANCHINARO. Guardandosi attorno, Alessandro vedeva solo una piccola e chiusa realtà, fatta di minuscoli gesti di vita e di atti minimi di esistenza quando, invece, tutto attorno si avvertiva il grido dell'umanità intera a voler raggiungere la pace ed il fatto di poter mettere la persona al centro poteva essere una soluzione, anche se poi il discorso del termine persona poneva lo spinoso interrogativo riguardo il suo libero arbitrio. Nella facoltà umana il libero arbitrio è sempre "attenuato" da inconvenienti, ostacoli e problematiche che portano a pensieri fatalisti che conducono al vittimismo prima, alla rassegnazione totale poi, alla frustrazione demotivante che produce depressione che non permette mai di avere alcun controllo sugli accadimenti per cui si percepisce continuamente l'inefficacia e la forte limitazione delle norme e delle regole del vivere civile. Alessandro lo aveva compreso durante la catechesi che anche se Cristo aveva vinto il peccato e la morte con il suo sacrificio in croce, comunque il peccato originale poteva portare ad un meccanismo involutivo nella percezione di insuccesso di qualsiasi buona opera che aggravava, per altro, i già forti conflitti spirituali, in quanto la realizzazione personale era subordinata e soggiogata al non comprendere l'agitazione dei governanti ed il tormento artistico dato dalla tensione a superare qualcosa che pare non possa essere cambiato cercando il progresso umano altrimenti si perisce anche senza armi o guerre per causa del nostro credo nefasto e privo di possibili svolte. Fino a quel momento, infatti, Alessandro Dehò si era identificato con un meccanismo statico e non con il fatalismo dinamico che tendesse a sviluppare uno stile attributivo e cioè un processo causale che sapesse superare alcune rigide e ottuse mentalità passive che a livello psicologico a lungo andare portano ad interpretare qualsiasi accadimento o problema come inevitabile, senza capire o meno se la sua vera origine sia invece dovuta ad una personale negligenza. Di fronte ad atteggiamenti critici si tende a fuggire e a rinunciare a qualsiasi progetto e perciò il lavorare in gruppo viene recepito più che altro come una missione specifica e assai limitata e limitante strutturata a livello temporale piuttosto che a livello procedurale di interfacciamento con altri meccanismi o dipartimenti lavorativi. Non si parla molto caro Zamparetti Marco di sensitivity training e cioè di sensibilizzazione sulle diversità degli altri, ed invece appare propinarsi un concetto di persona come individuo separato che ha facoltà di scegliere a quale gruppo sociale voglia appartenere e questo può portare a concepire l'esistenza delle persone relativamente alla comunità, come un smacco rispetto alla coscienza del magistero religioso ed etico di riconoscere il compito di interpretare i propri atti ed interventi a favore di una comunità. Il punto cruciale a livello sia etico che psicologico è quello di riuscire a fare intendere il valore del termine ANIMA che può rendere omogenei gli individui all'obiettivo comunitario di perseguimento dell'armonia. Infatti, la solidarietà dovrebbe diventare un vero e proprio precetto giuridico al quale nessuno può sottrarsi e ciò contribuisce senz'altro a creare la forma mentis di tutte le norme verso qualsiasi interazione di gruppo o relazionale. Durante l'analisi degli atteggiamenti sull'Io ci ci si deve confrontare con la natura più intima della persona nel suo diventare un tutt'uno con Dio per formulare meglio un centro spirituale che ognuno in sé stesso già possiede e che può essere conservato e custodito attraverso una condotta di vita nel rispetto di doveri che non sono solo una semplice osservanza di comandamenti come prevede la religione cattolica, ma sono anche una estrinsecazione ed estensione alla questione della fratellanza che deve facilitare e regolare tutte le relazioni sociali, incluse quelle lavorative, politiche ed economiche. Dall'anima viene generata l'opportunità di convogliare all'interno di un team di lavoro psicologico la positività di attenersi ad una corretta etica di implementazione al processo accorpativo basato sulla tolleranza e la comprensione delle altrui diversità, mettendo in condizioni ideali tutti di potersi esprimere al meglio nelle proprie potenzialità. Per esempio sul fatto che molti abbiano la tendenza ad interpretare la codifica di precetti religiosi come distinzione a diritti che appartengono solo a Dio e che quindi a livello giuridico non vi possa essere alcun riconoscimento preventivo di diritti fino a quando questi non vengano violati. Tale posizione crea habitus tra i fedeli che si riflette in tutti i rapporti giuridici che quindi non prevedono clausole di protezione e chiarificazioni di aree grigie dei contratti o degli affari e ciò porta a possibili spiacevoli fraintendimenti e a più probabili contradditori legali che aumentano i costi del lavoro. Infatti fra i motivi principali dei conflitti c'è il rapporto fra leader e subordinati che si rivela anche a livello governativo nel considerare l'obbedienza così importante da condannare qualsiasi atto di insubordinazione tranne prevedere specifiche cause giustificative come l'agire per compassione e condivisione nel fare tutto il possibile per aiutare l'Altro in condizioni di grave disagio e difficoltà. Trasposti, nella pratica tali principi incoraggiano la delega specie a livello sindacale delle responsabilità e la promozione alla meritocrazia proponendo a Paolo Manzelli dei micromanagement e cioè posizioni intermedie di coordinamento. Facciamo un esempio terra a terra, visto che oggi è la festa dei nonni e il pensiero degli anziani porta a pensare al raggiungimento della pensione e di un buon emolumento di fine rapporto di quiescenza che faccia capire quanto sia stato importante il contributo dei nonni e il loro risparmio nella gestione politico-sociale. Dunque, raccontiamo la storiella di Mario che voleva raggiungere il benessere sociale e poi condividerlo non solo con i suoi famigliari, ma anche con la comunità tutta. Per tale motivo, Mario metteva da parte in banca tutti i mesi 200 euro x 13 (compresa la 13°) e quindi 2.600 euro all'anno per 40 anni di lavoro = 104.000 euro al 2% di interesse bancario = 2.080 e quindi aveva un capitale di 2.080 che aggiungendosi lo faceva ritrovare con 106.080 da cui in previsione bancaria da parte dei broker delle borse egli investiva in titoli e titoloni di stato almeno, almeno 1/4 e cioè = 26.520/13 mesi = 2.040 e quindi aveva una perdita di rischio di appena 40 euro all'anno x 40 anni = 1.600 euro totali che doveva togliere (gioco forza) dai 26.520 = 24.920/13 = 1.917 di valore reale del suo ingaggio che superavano i 1.600 di 417 PROVA DEL 9 con un minimo guadagno per log base 10 di 417/10 41,70 - 40 euro preventivati = 1,70 di profitti minimi sugli investimenti bancari e quindi su 24.920 (da cui è stata già tolta e quindi inclusa la commissione di acquisto o vendita titoli) x 1,70% = 423,64 e ciò significa che il signor Mario, nonno ha diritto ad avere 42.364 di TFR dopo 40 anni di lavoro ed una pensione di 42.364/40 = 1.059,10 a cui si aggiungono i 423,64/13 mesi = 32 euro e quindi = 1.091,10 minimi di pensione dopo avere raggiunto i 65 anni di età o almeno i 40 anni di lavoro consecutivi. Invece se rischia di più investendo già inizialmente 41,70 x 40 anni = 1.668 che si toglie dai 26.520 = 24.852/13 mesi = 1.911 e quindi si toglie altri 6 euro con una contribuzione di 417 + 6 = 423 al mese (esclusa la 13°) x 12 = 5.076 all'anno x 40 anni = 203.040 di cui poteva utilizzare per legge della redistribuzione 1/4 = 50.760 che potevano aggiungersi ai 104.000 = 154.760 di cui investiva sempre 1/4 = 38.690 x 1,70% = 657,73 di aumento di contribuzione con gli investimenti e quindi rispetto ai 423 al mese = 234,73 di rendita mensile da aggiungere ai 1.059 previsti più sopra e quindi in sostanza = 1.293,73 di pensione con cui vivrebbe meglio e con maggiore sicurezza di potersi garantire anche una buona qualità di vita. In sostanza va premiata la costanza e la perseveranza a voler capire cosa sia meglio fare per migliorare se stessi ed il mondo, lasciandolo per un nostro tassello migliore in quel puzzle che fa vedere la migliore immagine di solidarietà e condivisione.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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