L'EBETE. Mentre quelle bislacche menti discutevano fra di loro animatamente, in disparte c'era una assistente sociale che stava ad osservare tutto apparentemente con noncuranza fino a che, dopo 3 minuti di silenzio e di stasi, non decise di intervenire "Salve - disse come per presentarsi - sono una assistente sociale disordinata che ancor oggi non sa approcciarsi bene alla sofferenza psichica in quanto mi sento incapace ed intrappolata ancor oggi dal vecchio stereotipo di malattia mentale come oggettività di pericolo sociale che quindi deve essere privata di spazi di autonomia decisionale ed essere in balia della sua infermità. Ritengo, per la mia esperienza, che prima di tutto non ci sia una adeguata selezione fra i casi per stabilirne il loro inserimento ed io già più volte avevo protestato al riguardo con Direttore generale del comparto psichiatrico e malattie mentali e con i Centri di salute mentali sul fatto che non ci fossero specifiche sequele come quelle geriatriche che sono la parte più cospicua, importante e preminente del nostro lavoro e della presa in carico, là dove si potrebbero assegnare ai centri diurni per anziani specialisti geriatrici che conoscano il decadimento cerebrale dovuto all'età senile e a compromissioni dovute ad ischemie ed ictus. Nelle RSA così come negli ospizi, c'è spesso una mescolanza fra pazienti immobilizzati, disabili fisici e quelli mentali che non giova affatto al nostro intervento che diviene più che altro di assistenza famigliare blanda a livello di pura assegnazione di ausili e presidi, oppure di pensioni di invalidità civile e di accompagnamento, mentre a livello di TSO non applica il trasferimento delle funzioni amministrative di tutori legali, procuratori legali a persone preparate in merito sulle patologie per il fatto che, a mio avviso, l'accompagnamento debba essere dato in frazione anche all'assistente sociale che si prende carico della parte delicata riabilitativa oltre che dell'assistenza di custodia e quindi nel progetto non era prevista una assicurazione obbligatoria pagata in frazione di 1/4 proposto dal SSN contro eventuali aggressioni o escandescenze dei pazienti e perciò noi, come molti operatori sanitari, ci ritroviamo senza difesa che invece sarebbe un principio fondamentale che riguarda il delicato intervento di supporto e di sequela dei pazienti. Attraverso questo riconoscimento si potrebbero già individuare i diversi livelli di bisogno che non è solamente un atto freddamente burocratico, ma è un vero e proprio accompagnamento del paziente dentro strutture dedicate per cui ci deve essere un primo incontro con la realtà critica in cui vive il paziente per poi rendersi conto di come intervenire, coinvolgendo, ove possibile, l'intera famiglia e la comunità dove sia inserito il soggetto. Si devono segnalare le situazioni di pregiudizio e le necessità di tutele legali per attuare provvedimenti di protezione sia del paziente che dell'assistente sociale, ma il primo passo per fare questo parte dalla sensibilizzazione dell'opinione pubblica che ancora nasconde, ha vergogna, rifiuta di ammettere che nel proprio nucleo famigliare ci possa essere un disagio mentale. Enrico era un ragazzo disabile a livello di tetraplegia e venne inserito in una comunità terapeutica con disagi mentali solo perché apparentemente non era in grado di comunicare verbalmente, quando invece un giorno calciando contro un muro dove era stata fatta una scritta con una bomboletta spray ci si accorse che muovendo il suo piede sinistro era in grado di comunicare i propri pensieri e le proprie esigenze ed allora ci si rese conto dell'errore madornale che era stato fatto: farlo passare per disagiato mentale anche a livello psichico, quando invece lo era solo a livello fisico. Angela (i nomi sono fittizi) era una donna che era stata rifiutata dalla sua famiglia di origine solo perché affabulava ed aveva una sordità pressoché totale e quindi era stata passata per ebete da chi la circondava, ma poi ci si accorse che con un pò di riabilitazione lei era in grado di esprimersi seppure in maniera gutturale, anche se poi la forte depressione che l'aveva colpita a causa dei maltrattamenti famigliari, l'aveva portata anche a chiudersi in sé stessa nel sentirsi discriminata e nel non poter essere partecipe alla vita sociale in alcun modo a causa delle molte barriere di pensiero che incontrava lungo il suo cammino. Questi sono solo alcuni casi, ma il caso più eclatante, fu quello di Carla che era una paziente con un disordine spazio-temporale che si era perduta e non venne mai ricercata e che era diventata aggressiva per paura di doversi prendere le botte di passanti che la denigravano e la insultavano a non finire provocandola con ogni mezzo tanto per farla arrabbiare e per divertirsi così facendo alle sue spalle. Dopo quello che ho visto, dove lavoro, mi sono resa conto che le persone più disumane si trovano fuori e non dentro le strutture residenziali, ho capito che si deve intervenire di più sul livello di comprensione e sulla tutela dei fragili, deboli, vulnerabili che hanno bisogno di rinforzo ed incoraggiamento della loro particolarità e caratteristica che fa accettare ed includere a livello sociale la diversità. Ognuno di noi deve avere il proprio spazio e quando ho chiesto a più pazienti a chi volessero assomigliare, mi è stato risposto ad una assistente sociale gentile e buona che si prenda cura di loro come farebbe una mamma che gli vuole davvero bene e che ne ha rispetto e stima anche se sono in condizioni precarie e disagiate dal punto di vista mentale. I malati mentali, lo avvertono il bene e lo conoscono attraverso la compassione di chi se ne prende cura con dovizia senza dimenticarsi mai che prima di tutto sono PERSONE e non scarti umani. C'è ancora moltissima strada da fare, ma la mia comincia dalla somiglianza empatica con i pazienti che fa la domandona a tutta la brava gente "E se mi trovassi io in quella condizione, direi davvero che dovrebbero imprigionarmi buttando via la chiave, oppure, invece troverei la chiave che cerca di attenuare e risolvere il problema per modo tale che ne abbia beneficio sia io che coloro che mi circondano??" Sono convinta che nessuno vorrebbe essere relegato e reietto e che tutti vorrebbero avere una dignitosa possibilità di cura."
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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