L'EBETE. Intervenne anche un economista che disse "E' ben vero che le peggiori crisi sono determinate dal mal impiego delle risorse sia fisiche, che economiche, che morali. Il capitalismo ha creato un circolo economico che era definito virtuoso: più i cittadini spendono e più le imprese crescono, e più aumentano i salari. La Chiesa però, per secoli disapprovò il materialismo anche se questa portò a fare emergere una rivoluzione intellettuale che modificò improvvisamente il ruolo economico e sociale delle vanità. Tuttavia il motore delle prosperità era dovuto ad un reale e concreto cambiamento di vita dei deboli e dei poveri che potevano permettersi qualche sciocchezza con cui si potevano anche finanziare gli ospedali. Questo, certamente, determinò una sorta di schiavismo del lusso e del consumismo e questo sarebbe dovuto servire a scongiurare l'indolenza, la perdita di gioia di vivere ed il fatto di sentirsi inutili per il governo e la società, che diversamente non avrebbe potuto mantenere il popolo ed i servizi da rendergli. Ma si tratta davvero di dover scegliere tra consumismo decadente con la sua ricchezza e la povertà e la moderazione virtuosa?? Semplicemente si accetta di vivere in un sistema consumistico, con tutti i suoi effetti collaterali sgradevoli quali la pubblicità volgare, il cibo malsano, prodotti superflui e sprechi eccessivi in cambio di una crescita economica e di una elevata occupazione, perciò la scelta è stata fatta. Io, sinceramente, al riguardo, mi ispiro a Smith che offre affascinanti cenni di speranza per il nostro futuro perché afferma che il commercio non debba implicare necessariamente il commercio di beni frivoli, ma che si deve attuare un commercio più consapevole di bisogni superiori che implichino l'uso del buono e giusto lavoro e dell'intelligenza e che si trovano al di fuori del concetto capitalista, perché sono più realisti e fra questi il bisogno più nobile è quello dell'istruzione, della comprensione del sé, di costruire cose belle per la comunità sociale e di avere una vita il più possibile gratificante. Quindi l'obiettivo di chiunque in questa assemblea è la definizione della parola FELICITA' specie nell'affrontarla dal punto di vista psicologico. Io, avrei preparato a tale riguardo una proposta di modulo che serve ad imparare a generare profitti aiutando le persone, sia da produttori che da consumatori, negli aspetti davvero importanti ed ambiziosi delle loro vite capendo meglio quali siano le priorità da soddisfare e quali invece siano di second'ordine. Io credo, che moltissimi di noi, si trovino alla deriva della disperazione e dell'insoddisfazione, perché le nostre speranze sono rimaste incompiute e sentendoci fallimentari e fortemente frustrati per questo, soprattutto per desideri mal elaborati, avvertiamo una forte pulsione alla rabbia e al dolore, contro cui la nostra pletora di negozi e servizi può fare ben poco. Questo è dovuto al fatto che la nostra economia si trova alquanto impreparata ad affrontare ciò che chiediamo davvero e cioè estendere la portata e la profondità del capitalismo seguendo un percorso di approfondimento delle nostre necessità trascurate. Certo, i nostri bisogni primari, sono quelli di cibo, alloggio, riscaldamento, credito assicurazioni, pacchetti dati e poi soprattutto abbiamo bisogno di salute sia organica che interiore in quanto il vero benessere parte da dentro e non proviene dall'esterno. A livello psicologico abbiamo molto bisogno di avere uno status in cui essere riconosciuti e stimati e poi abbiamo bisogno di relazioni affettive di rafforzo motivazionale di questo status che appartiene solo a noi e a nessun'altro. Perciò la cosa che potrebbe sorprendere di più è quanto il capitalismo consumista sia stato poco ambizioso fino ad ora riguardo agli ambiti che ci soddisfano maggiormente e cioè quelli di poterci esprimere pienamente per ciò che siamo e per il nostro veritiero valore di persone con la frase topica "Se ti svegli e senti che sei un poeta oppure un ricamatore di fazzolettini fai quello che credi buono e giusto per te, e credi in quello che fai per darti gioia ed espanderla attorno a te". Io sono diventata l'economista della pregnanza dell'esistenza che si rivela nel senso di iniziativa, autonomia ed emancipazione. Secondo me ci serve aiuto per calmarci dallo stress della pubblicità ipocrita che non affronta mai i problemi più grandi e profondi della vita e dei difetti che affliggono il mondo imprenditoriale che è quello di dare un significato al prodotto perché è come se fosse fatto in casa, artigianalmente, pensato per le nostre esigenze. Ho conosciuto una ditta che produceva sedie e che le vendeva sia all'ingrosso che al dettaglio, ma che non sapeva vedere oltre anche nel produrre sedie a rotelle, che non sapeva restringere lo scarto delle fantasie che si potevano offrire al pubblico per ciò che doveva fare veramente come marketing e cioè fare in modo che ciò che le sedie che comprava da lei fossero personalizzate che i modelli si potessero realizzare con tessuti scelti dal pubblico, con materiali scelti per l'occasione o con disegni a misura di richieste. Così, quando una amica ebbe bisogno di una sedia ergonomica per la sua scoliosi ad S italica, dotata di un cuscino particolare, io suggerii alla ditta di poterla realizzare, anche con un poggia testa che fosse adatto ai suoi problemi cervicali, inizialmente la ditta era restia a realizzare questo prodotto, ma poi dopo qualche tempo si accorse che c'erano altre richieste, specie per sedie da ufficio e così potè vendere parecchie migliaia di sedie per un valore di 100.000 euro in più di fatturato e poi si accorse in questo modo che l'esigenza riguardava più persone e quindi continuò a produrre tali tipi di sedie nonostante fossero di carattere ortopedico e quindi specifiche per problemi fisici dei clienti. Di necessità virtù, dunque per cui si trova la soluzione più interessante da mettere in gioco, là dove i giocatori sono disposti a perdere e sprecare denaro per realtà di valore superiore, come avere a disposizione prodotti che possano migliorare la qualità della vita e farci sentire protagonisti della preoccupazione ad essere partecipi del valore della nostra esistenza." L'economista sicuro sapeva il fatto suo. 

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