L'EBETE. Dopo quelle testimonianze si decise di fare un assemblea a cui partecipò un analista filosofico che portò in visione al dottor Zamparetti Marco, una sua bozza che riguardava una proposta di soglie sia per quanto riguarda l'uso farmacologico e sia per quanto riguardava l'interazione operativa psicologica, per evitare effetti paradosso e di condizionamento lesivo e compulsivo. "Io - disse con fermezza - è da tempo che penso e rifletto sul presentare un sistema algoritmico per comprendere meglio le tipologie di temperamento come se fossero delle preferenze di pensiero concreto, che servono ad attribuire sostanzialità analitica, caratterizzata dalla prevalenza di rappresentazioni sia sensoriali che di immagini determinate dal curatore, che rispetto all'attività apercettiva considera le possibili parti oscure che atrofizzano il cervello di cui la parte più grave è del 35% su una massa di 1350 gr. di massa cerebrale di un adulto e cioè circa 472 gr.di massa su cui interagire con il farmaco e con la terapia psicologica di orientamento e di indirizzo di ideal-language cioè stabilire dei termini chiave che il soggetto deve recepire principalmente in maniera meccanica per avere sia sopravvivenza e sia tutela contro malessere e disagio interiore di sensazioni di voci o presenza preponderante di ossessioni fantasmatiche persecutorie. In alcuni farmaci sedativi a livello di massa sui 40 mg si possono usare in proposta massimo 12 gocce (472/40), mentre per soluzione iniettabile per 15 mg su 3 ml in realtà si deve solo raddoppiare la dose di 5 mg per 1 ml iniettabile con una discrezione di un 0,3% di apporto e quindi su 10 mg + 1 = 11 mg (una tacchetta in più della siringa). Dopo la sedazione e la diagnosi debitamente relazionata su cartella clinica si deve passare ad un monitoraggio del paziente che viene tenuto sotto osservazione e sorveglianza per vedere le reazioni sia al farmaco e sia allo stato di sonno-veglia facendo poi una distinzione di successive istanze psichiche a livello dell'Io come identità apparente che controlla le percezioni, il comportamento e soprattutto il pensiero logico specie nella sua frazione di inconscio che potrebbe corrispondere in proposta ad 1/6 perché volevo proporre un dado a 6 facce delle tipologie psichiche e quindi su 472/6 = 78 gr di massa su cui si agisce sia a livello dei sistemi di difesa per aprirli nel loro processo primario con la domanda "Cosa provi ora?" o "Cosa senti nel trovarti qui adesso?" e questo servirebbe a sondare in parte l'Es che non ha autonomia e che agisce solo meccanicisticamente per una forma di abitudine appresa in un imprinting che potrebbe essere errato ed improprio del suo valore critico. La limitazione critica si deve confrontare sempre con la realtà del malessere che avverte il paziente con la domanda "Come ti senti ora?" o "Cosa avverti in questo momento e trovandoti in questo luogo?" Questa domanda in particolare modo va posta ai carcerati o a coloro che si trovano in comunità terapeutica per verificare come viene recepita quella che io definisco la "cattività" della gabbia e della relegazione psichica ad essere limitato nella propria espressività ad uno spazio ristretto e confinato. Gli stimoli percettivi in menti disturbate o relegate debbono essere graduali e quindi si deve preparare il carcerato o l'internato ad abituarsi alla sua nuova condizione attraverso una nuova identificazione affettiva e secondaria all'indirizzo o meglio ordinamento preventivato a tavolino dagli esperti del settore per una metapsicologia critica che vaglia passo, passo il percorso terapeutico accentuando oppure attenuando alcuni passaggi che sono particolarmente percepiti dal paziente come inibenti o fastidiosi nel suo particolare e caratteristico sentire e nel suo idealismo che si potrebbe confondere ad un surrealismo sognante, astratto e distaccato dalla verità del sé. In particolare modo, poi, la complessità e la contraddittorietà del paziente nei suoi responsi e nelle sue interazioni, prima ancora che nei suoi atteggiamenti e comportamenti possono destare un campanello di allarme sul fatto che il paziente tenda a serrare nel suo inconscio, stati di rabbia, di rancorosità e di ribellione che non riesce a sfogare se non improvvisamente quando la sua coscienza inibita o repressa scoppia per essersi sempre sentito condizionato e manipolato nelle sue elaborazioni e quindi nel sentirsi sempre inadeguato nel suo processo di sviluppo, spesso antitetico al percorso terapeutico e costruttivo di una personalità "calmierata" , più razionale e meno distratta e dissociata. Questo è il mio intendimento: studiarci sopra con dovizia." 

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