FILOSOFIA DI UN DIARIO. Dario si era suicidato dopo avere subito atti di profondo e volgare vilipendio alla sua persona, e così dopo la denuncia della madre contro i compagni di scuola si decise di aprire una inchiesta per conoscere le motivazioni che spingono i ragazzi a commettere tali reati di diffamazione e di insulto nei confronti di persone fragili, vulnerabili e deboli. In una pagina del suo diario Dario scriveva così:" Io comprendo i miei compagni del fatto che mi prendano in giro, sono un essere deforme perché obeso ed inoltre sono un tipo impacciato e sono abituato ad obbedire senza troppo ribellarmi o essere cosciente di ciò che faccio perché lo faccio per automatismo, per conformismo, per disciplina, per interesse e soprattutto per paura proprio così come capita ai miei compagni di scuola di agire. Quando entro a scuola, però, sento tutti gli occhi puntati su di me, pronti a giudicarmi e a lanciarmi i loro anatemi, come per sfogarsi delle loro sensazioni di inadeguatezza, che infondo sono anche le mie, di non riuscire mai in pieno ad adempiere i compiti che mi si danno perché entro in crisi, quando tento di farlo e mi accorgo di essere fallimentare perché do più retta ai miei conflitti interiori che nascono dai contrasti dell'intimo della coscienza che si risolvono spesso con l'oscuro e crudele dramma delle opzioni tra 2 doveri, nel quale culmina il paradosso della vita normale. Vi sono crisi come quelle degli adolescenti determinate dall'apparire in concreto di leggi ingiuste, cioè negatrici dei principi di verità su cui regge la vita degli esseri umani e per cui bisognerebbe più che altro disobbedire più che obbedire, per essere maggiormente coerenti ai principi delle leggi giuste. Vi sono crisi determinate dall'apparire delle leggi negatrici della vita religiosa per cui la coscienza disobbedisce per obbedire alla legge divina e vi sono infine crisi determinate da particolarissimi stati di credenza e coscienza, per cui le persone si staccano dal normale e comune agire degli altri perché ritengono di individuare eresie perché sono pregne di un potente e quasi maniaco schematismo. Qui la disobbedienza è totale, perché diretta contro il mondo sociale e i suoi ordinamenti rifiutati perché ritenuti ingiusti e difatti tale disobbedienza totale porta ad evasione totale. La mia vita vuole seguire con tragica coerenza la logica della mia coscienza perché io non riesco ad accettare il peso di questo mondo pregiudizievole che osserva la persona in base alla sua esteriorità ed è per questa mia onestà di intenti che intendo abbandonarlo prima di diventarne complice o approfittatore della persuasione di essere un infimo essere, un mostro senza arte né parte. A scuola mi facevano spesso lo scherzetto dell'accendino vicino ai pantaloni, quando ero seduto, così ero costretto ad alzarmi velocemente dalla sedia come se ci fosse stata una tarantola a pungermi e poi a ritrovarmi in punizione per dare assurde spiegazioni del fatto che gridassi di dolore e di spavento ed intanto i miei compagni ridacchiavano alle spalle con quei ghigni sul viso che erano peggio degli sgherri. Altre volte mi facevano uno sgambetto apposta per farmi inciampare e poi mi dicevano "Che vuoi che sia tanto hai l'airbag e quindi non ti potrai fare tanto male!" e tante volte mi hanno chiesto soldi fino ad arrivare a centinaia di euro che dovevo dare per forza al capo clan se no mi prendevano di forza e poi mi strappavano i capelli oppure mi schiaffeggiavano dicendomi "Dai tontolone, sopporta che tanto tu hai il grasso che attutisce i colpi!" Poi mi attaccavano le gomme da masticare fra i capelli e sulla sedia per farmi dei dispetti e qualche volta anche dei cartelli sulla schiena mentre mi davano delle forti pacche sulle spalle con su scritto "Feccia!" e così giorno, dopo giorno e momento dopo momento ho imparato che in realtà la legge del rispetto è capricciosa rispetto l'obbedienza all'editto di carattere formale-economico e di carattere morale-sociale in quanto gli adolescenti trovandosi in uno stato di transizione non sono mai del tutto consapevoli di loro stessi mentre adempiono quegli atti denigratori obbedendo ad un ordine di un capo-clan che li sottopone alla prova di fedeltà e di resistenza ad espressioni più emotive giudicate dai più poco virili e determinanti per entrare nel giro del clan. Io so di aver bisogno di cura e vigilanza come quei ragazzi che mi osteggiano, ma so anche che l'ordinamento non cura perché ci vuole l'azione della persona e cioè la sua partecipazione alla formazione giuridica in modo che si possa effettivamente sperimentarla e fare in modo che divenga concreta e realistica. Invece, un altro sballato, prende un coltello per doversi difendere da non si sa chi, e poi come altri sballati in giro per le strade vuole provare cosa si sente ad uccidere una persona, a vedere che tu hai il potere di vita e di morte su chiunque ti ostacoli il cammino a percepire che potrai farla franca perché non eri in grado di capire solo eri confuso dal vino, da sostanze stupefacenti o da film che ti hanno fatto il lavaggio del cervello. Io dunque, per questo tengo all'azione di questo diario, perché è l'unica azione che posso permettermi di fare per avere giustizia e per poter apertamente manifestare la mia autentica coscienza e la mia volontà di fare emergere e tenere conto della psicologia varia e labile delle persone, specie quelle come me che non sono ancora né carne e né pesce e non hanno nemmeno arte e parte nei giochi degli stati d'animo che intaccano pesantemente la volontà di fare bene, fino a farla crollare e soccombere a quell'ordine di annullamento di alienazione totale, di declassazione dove si scompare e dove si giace già in una tomba infossata da dove si verrà dimenticati e si scomparirà per sempre nel buio infernale. Meglio un colpo in testa, per non dover avvertire più, mai più questo dolore, per non vedere che ogni giorno si diviene come un escremento e che vieni rifiutato come la peggiore cosa ci sia sulla faccia della terra. Io non posso pretendere che i miei compagni comprendano il mio gesto estremo, ma posso sperare di fare in modo che ci si ponga qualche interrogativo e che si riesca in un atto di pietà a non uccidere l'anima, a mantenerne in qualche modo la poesia perché non sia distrutta e vinta dal maligno e possa invece divenire un alba continua di vita nuova, quella dolce il cui stile è quello della gentilezza e della bellezza di un verso per la rinascita". Questa parte di diario venne letta in classe per vedere le reazioni di coloro che la ascoltavano e la interiorizzavano e ci si accorse che in realtà c'erano moltissimi scolari che si ritrovavano in quelle parole e che avevano bisogno di sentirsi protetti e custoditi nel loro fragile sentire. 

Commenti

Post popolari in questo blog