LEZIONE AL GIUDICE. Siamo una generazione di stimati avvocati e giudici che esercita da tempo questo mestiere tramandandolo da padri a figli, e perciò noi conosciamo bene quale possa essere il nostro margine di discrezionalità di interpretazione della legge e quindi non accettiamo lezioni da nessuno perché sappiamo molto bene che si tratta di un fenomeno eterogeneo rispetto alla discrezionalità amministrativa, giacché anche in casi dubbi, o difficili noi sappiamo come muoverci sebbene siamo vincolati al principio di fedeltà e soggezione alla legge. Quindi non capisco il perché dovrei accettare una lezione di comportamento da una persona qualunque che mi dice dove mi devo sedere in chiesa e che ha prefissato i posti in base all'importanza del ruolo che riveste questo o quello quando io sono perfettamente in grado di risolvere controversie alla stregua di criteri eteronomi dovute più che altro al fatto che la disciplina del singolo ed anche la mia si basi su disposizioni di standard sociali di diligenza all'ordine di un vescovo che asserisce che per essere buoni cristiani bisogna stare seduti vicini, vicini in modo tale da creare coesione, quando questo sistema di visione, in alcuni crea stato di ansietà perché vorrebbe concentrarsi maggiormente sulle letture e sull'eucarestia e non doversi perdere in chiacchiere. In presenza di antinomie, io potrò bene permettermi di reinterpretate i documenti normativi al fine di evitare che vi siano incompatibilità sulla interpretazione adeguatrice a cui dovrei attenermi come brava ed esemplare cristiana e poi tuttalpiù nell'impossibilità di risolvere le antinomie, di poter usare criteri positivamente prescritti per cui la fonte gerarchicamente superiore del buon senso prevale su quella inferiore specie a livello di leggi deroga a quella generale che riguardano il maggiore rilievo di specialità legislativa e comportamentale. La disciplina che ci è stata imposta nel catechismo è alquanto lacunosa perché manca spesso dei criteri integrativi della possibilità dell'individuo di poter avere un margine di discrezionalità della propria libertà espressiva che permetterebbe anche a me di poter caratterizzare la componente di valutazione generale facendola diventare autonoma. Del resto, anche l'interpretazione apparentemente chiara di una disposizione semplice come quella di sentirsi liberi di scegliere il proprio posto, il proprio ruolo, la propria particolare espressione sia in chiesa che nella società , in un contesto litigioso quale per definizione sia quello pregiudiziale verso qualcuno, pone il giudice di fronte ad una pluralità di significati attribuiti, sulla base argomentativa che restare uniti possa esemplificare una maggiore coesione e non confusione di assurda convenzionalità e ciò in altri termini, include una componente di decisione suscettibile ed io lo confesso sono diventata suscettibile ai riprendimenti sul fatto di dove mi debba sedere in chiesa, quando i primi posti li lascio molto volentieri a chi si vuole pavoneggiare di essere un bravo cristiano e si vuole gloriare di fronte agli altri della propria diligenza alla partecipazione del sacramento eucaristico. Io, invece, non voglio dare retta a queste stupidaggini che aumentano le tensioni e voglio cercare di mantenere il mio tratto distintivo rispetto alle banali e standardizzate operazioni che sono esercizio interpretativo del buon cristiano obbediente ad un editto di un vescovo che, invece, dovrebbe essere cortese solo se vede la sala piena nel segnalare che vi sono posti vuoti e liberi dove ognuno si possa sedere, per non dovere rimanere in piedi durante la funzione e per fare in modo di sentirsi non solo bene accolto, ma anche rilassato perché è meglio stare comodi ad ascoltare un sermone, se no se poi prevale la stanchezza oppure la tensione a dover obbedire a qualche convenzione, poi si rischia di fare arrabbiare gli astanti che prima o poi perdono la pazienza e si ribellano e quindi non è affatto un bene per un giudice fomentare le risse o i bisticci quando si rende più che mai necessario, invece, mantenere compostezza nel seguire specialmente una funzione religiosa e i processi sono come funzioni religiose e prevedono rispetto del luogo e della serietà professionale di chi vi opera. Il potere che mi è stato attribuito dipende da una precisa autorizzazione a procedere nel compiere una scelta di valore ed io vorrei dare maggiore valore alla persona e non al suo atteggiamento di stare seduta lontana o vicina ad un altare, quando molto spesso un individuo entra in chiesa per restare tranquillo e sereno e non per vedersi ulteriormente apostrofare o ricevere osservazioni superficiali e demotivanti al proprio essere particolare, però, è certo che gli imputati sono invitati ad avvicinarsi alla sbarra perché li dobbiamo vedere bene negli occhi, dobbiamo capire bene le loro espressioni di ossequio di fronte alla corte, di rispetto, di stima, di pentimento, di abnegazione verso la corte riunita in seduta per loro ed apposta le vittime e le parti lese si presentano in tribunale per vedere l'espressione dei malfattori di fronte ad un supremo giudizio di condanna e di ferma disposizione al blocco e al contenimento di problemi di grave illegalità e specialmente di delitti. Adesso, per esempio, a me non importa molto di dove si siede un cristiano in chiesa e che il parroco si accorga di lui, ma che comunque venga e partecipi con il proprio sostegno di preghiera ed anche la propria intelligenza che può essere costruttiva specie per quanto riguarda le discussioni intese come fasi di interrogazione per comprendere se si è capito bene ciò che è stato trattato e se basta la presenza nei posti davanti come prova per stabilire che si è buoni cristiani oppure invece servano anche altre prove. Si devono seguire degli ordini prestabiliti per poter dare sostanza ad un giudizio a livello di danni arrecati specie per l'uso di armi come i coltelli che fanno presagire che sia diventata una bruttissima moda di sfida di alcuni esaltati che non va per nulla accettata e che quindi dovrebbe prevedere una multa esacerbata anche per la pericolosità dell'oggetto e per il fatto che generi ferite nel corpo umano che poi lasciano profondi segni anche di terrore in chi subisce o nei superstiti di vittime di omicidi. Il coltello oggi, per me dovrebbe avere 3 indici in più di danno morale perché il libero arbitrio debba essere ulteriormente attenuato e non sopravvalutato da chi si crede un dio capace di avere potere di vita e di morte e di poter terrorizzare la gente tranquilla per strada in maniera mostruosa ed aberrante. D'altro canto, però, vorrei anche sfrondare le regole convenzionali di alcuni orpelli vessanti perché ognuno possa vivere davvero la libertà in maniera da restare certo che viene tenuto in debita considerazione nella sua dignità di persona con diritti che devono essergli accreditati per fiducia che voglia il meglio non solo per se stesso, ma anche per la collettività e che questo fatto non dipenda dall'emergere o dalla fama, ma che dipenda piuttosto da un dato esemplificativo di virtù anche nella scelta: NON IMPORTA DOVE TI TROVI, L'IMPORTANTE E' CHE TU SAPPIA DEL PERCHE' TI CI TROVI E CHE COMPRENDA CHE CIO' CHE SEI E CHE FAI DIPENDE ANCHE DAL TUO DISCERNIMENTO E DALLA TUA CAPACITA' DI CAPIRE COSA SIA MEGLIO PER TE E LA COLLETTIVITA', CHE TU COMPRENDA CHE SEI REPSONSABILE DELLE TUE AZIONI E CHE HAI COMUNQUE DIRITTO DI DIFESA SE UNO TI TOGLIE IL POSTO CHE TI SPETTA E CHE E' LA PARTE PIU' SOSTANZIALE DI TE. D'altro canto anche Gesù rispetto alle sorelle Marta e Maria disse di Maria che lo stava ad ascoltare e che meditava ciò che diceva e lo elaborava prima di agire, disse Gesù che Maria si era scelta la parte migliore che non le sarebbe mai stata tolta: quella di un giudice istruttore. 

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