IL PANCHINARO. Certo il sogno dell'arcangelo Gabriele che consegnava il palloncino del creato, gli pareva bello, ma al contempo carico di impegno e responsabilità quando, guardandosi attorno non vedeva che sfruttamento e degradazione della natura dato dall'industrializzazione, dall'inquinamento, dai rifiuti tossici e dalle brutture che abitavano la terra e pareva che non ci fosse speranza di poter sistemare le cose nel mondo. In una linea aperta di Barth lo sperare si attua nel fare il passo successivo e questo riguarda, secondo validi saggi, la nuova teologia politica che assume da ciò un valore fondamentale alla prassi trasformatrice, che si alimenta alla speranza di una escatologia creatrice. Ma, in mezzo al creato ci sono parti buone e parti cattive che si oppongono alla perfezione. Suscitare tutte le cose integralmente, significa creare senza costrizione attraverso il pronunciamento di una parola, di un verbo che dimostri la potenza divina che genera per diventare primogenita di ogni cosa. Il mondo non è eterno, ma è oggettuale di una estrinsecazione divina, necessaria della natura che segue un disegno salvifico che riguarda la persona ed il mondo. La capacità, però, di saper cogliere i rapporti fra le cose e le idee in modo nuovo o di formulare intuizioni non previste dagli schemi del pensiero abituali o tradizionali, non appartiene a tutti perché in psicologia costituisce un pensiero divergente che si contrappone a quello convergente e che potrebbe servire moltissimo alla speranza della dimensione nascosta, al contrario di quanto avveniva nella epistemologia induttivistico-positiva. Oggi occorrerebbe far rivivere quel palloncino nello stimolare il processo creativo che a livello fondamentale potrebbe fare raggiungere fini di una sempre più adeguata scoperta e rivelazione scientifico-religiosa. Consegnare quel palloncino all'umanità era una cosa buona e giusta ed Alessandro ne era profondamente convinto, ma sapeva che lui apparteneva molto ancora ai colori scuri che pessimisticamente non sanno far risaltare ciò che conta e che non è una esaltazione, ma è un simbolo che partendo da una croce si trasforma in vita che subisce continue metamorfosi e poi diviene un creato rinnovato e propulsivo.
IL TALENTO DI AMARE. Io non conosco ancora molto bene l'amore ed è per questo che a volte non riesco a distinguerlo in mezzo alla gente che incontro lungo la via. L'amore chiede conto a ciascuno dei doni che egli affida, attraverso intuizioni convincenti o meglio postulazioni assunte come principi di dimostrazione o ancora testimonianze degne di fiducia. L'amore è una rivelazione di qualificazione che viene scritta nel mondo e nella storia, ma io non ho nessuna qualifica per poterlo dimostrare perchè sono una semplice viandante continuamente in cammino. Io però mi sono lasciata trasportare da una parola chiave che è la parola talento che era una unità di misura che riguarda la Chiesa in cui la manifestazione della Fede è una norma di credibilità del valore che non è proprio ma è di una funzione di una totalità che si esprimono nell'adesione a Dio con specifico riferimento del Cristo fatto uomo nell'accezione di proposizioni o dogmi o istanze che li definiscono. L...
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