IL PANCHINARO. Davanti alla panchina di Alessandro c'era una panchina rossa dove si sedeva sempre alla stessa ora una ragazza di colore, formosa e con lineamenti morbidi che ascoltava della musica nelle cuffie. Alessandro aveva scoperto che in passato era stata una prostituta e che era stata maltrattata dai suoi sfruttatori ed era per questo che lei aveva voluto comprare quella panchina rossa, dove facevano presenza alcune sue amiche che erano state stuprate, violentate, offese, umiliate e derise. Parole pesanti come quella di puttana, che fendevano l'aria e si scagliavano come sassi di condanna, parole ruvide e taglienti che si inseguivano per cozzarsi sulla pelle, come lividi, come pugni, come schiaffi. L'interessante era ascoltare quello che aveva da dire al mondo di come vedeva la democrazia quella persona. "Caro mio - diceva con un sorriso smorzato - la democrazia è proprio come una prostituta, sempre priva di risorse, sempre spoglia di tutto perché c'è una parte di stato assoluto che costituisce una tappa sul percorso di uno stato moderno e questa parte sottolinea a tutti le caratteristiche di astrattezza (rispetto agli interessi particolari del popolo) e soprattutto di burocratizzazione per mezzo di funzioni dipendenti da un parlamento di senato e deputati che assume il potere principale, mentre quelli come noi lo devono subire nonostante la definizione di assolutismo accentratore che nacque nel fascismo nascesse negli ambiti liberali da dove derivò poi il dispotismo che si rifaceva agli esempi cinesi ed inca con intenti polemici di dibattimento che hanno trasformato poi i sudditi in cittadini come è avvenuto per me che vengo dall'Uganda dove c'è stata la supremazia di Buganda e di Obote e della feroce dittatura di Amin Dada ed anche io qui ho subito la supremazia degli uomini lussuriosi, di quelli libidinosi che mi pagavano ad ore e che poi come qui dei soldi dovevo pagare la tassa alta dei protettori. Sempre ho imparato a convivere nella guerriglia fra fazioni, sempre ho convissuto con la povertà che non mi consentiva di decidere, con la schiavitù da una gerarchia, con quella della dipendenza dal sesso facile, della pornografia, della leggerezza e frivolezza e sempre ho dovuto capire che più che volere una occupazione gli uomini cercano un intrattenimento, delle distrazioni, delle illusioni del paese delle meraviglie. E tutte queste donne come me, lo sanno pure loro che sei un oggetto e che con te giocano a fare l'amore senza avere alcun legame o coinvolgimento. Lo sanno che tu devi restare su una panchina sporca e lercia, imbrattata di sangue e di dolore, lo sanno sai, ma vogliono sognare ancora di amare, di poter avere un gesto carino di un fiore che ti accarezza i capelli, di poter avere un sorriso dentro ad un cioccolatino e qualche coccola. La democrazia è come un corteggiamento di un ranocchio che non si tramuta mai in principe e che ti guarda dal basso verso l'alto per vedere se fai o meno bene i tuoi compiti. Famiglia? Io non so che dire che la mia famiglia sono queste donne, che sono ferme ad aspettare qualcuno che le ascolti e le comprenda nel loro dolore, qualcuno che sappia curarle nelle loro ferite interiori e le ami così nel loro essere speciale. Organizzazione politica? Io ho qui con me tutto il necessario che mi serve e sono le nostre braccia, sono i nostri occhi, sono quegli orrori che abbiamo visto e che hanno segnato il nostro destino per sempre. La panchina rossa, me la sono comprata io ed è questa l'unica proprietà privata dove io posso stare qualche minuto a perdere tempo a sognare, a sperare, a incalzare per l'amore puro se mai ancora ci fosse da qualche parte nel mondo. La democrazia è seduta al mio fianco, ma distante, troppo, troppo distante perché una donna non potrà mai essere una lettera di bene, ma solo una verità che fa male come per quell'ebrea che ha descritto la sua prigione che infondo è anche la mia. Ogni santo giorno, ogni santo momento io vengo qui a implorare che qualcuno si chini su di me generoso a donarmi uno sguardo di bellezza e a non farmi sentire sporca e straniera, a non farmi sentire inutile ed una bambola robotica di poco valore. Le sbarre, come gli ostacoli sono in queste strisce di legno rosso dove io sono imbrattata di quei ricordi di bruttura, di quella nudità che si vestiva di sconcezza, di quel seno che non aveva mai decenza e di quei fianchi senza mai dignità. La democrazia vuole solo sfruttarti ad ore, vivere con te dentro ad un motel senza calore umano, per farti carico del suo narcisismo, dove tu non sei altro che merce e carne da macello che poi imputridirà senza ragione, a spogliarti, a privarti, a scanzonarti a sbatterti su un letto fatto di sudiciume. L'occupazione infondo è solo un diletto dove l'Italia è la prostituta credimi bello mio, noi qui donne violentate e vituperate lo sappiamo di certo" Alessandro pianse amaramente come quel Pietro quando scoprì che lui aveva tradito l'amore suo più grande, quella donna che era lì, quella donna che era un sospiro profondo d'amore. Quella donna. 

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