IL PANCHINARO. - Non riuscendo ad coricarsi e ad addormentarsi nell'ansia di incontrare nei sogni i fantasmi passati e presenti, Alessandro dopo essersi seduto sul divano, prendendo il telecomando in mano decise di guardarsi uno di quei noiosi programmi di approfondimento giornalistico. In Tv c'erano personaggi politici che blateravano qualcosa sul taglio del cuneo fiscale, sul maggior impiego di risorse per la sanità e sul sistema pensionistico che era al collasso. Lui ascoltava quelle voci, più che altro per avere l'impressione di avere un pò di compagnia, ma in realtà non credeva in nulla di quello che veniva detto ed anzi era scettico su ciò che veniva proposto, sulle promesse che venivano proclamate in quanto per lui le cose non sarebbero mai cambiate dovendo cercare di vivere della sua pensione, che per grazia di Dio percepiva. Sentiva di dover dire che ai giovani d'oggi, mancasse la resistenza nel suo realismo di servizio al popolo ed alla patria. Che ne sanno i giovani d'oggi della Resistenza? Che ne sanno della lotta di molti giovani patrioti partigiani contro l'occupazione del regime nazista durante la 2° guerra mondiale? Che cosa importa alle attuali generazioni di come è stata conquistata la libertà dalle forze politiche antifascisti? A loro basta avere tutto a portata di mano per una vita semplice e di facili raggiungimenti di obiettivi di ricchezza, di potere e di prestigio; a loro basta non dovere fare troppi sacrifici e rinunce, non dover superare troppe prove od ostacoli per avere agi e una vita di comodo. Eppure, la guerra partigiana, ci dovrebbe insegnare che la libertà è stata conquistata a caro prezzo: quello del sangue e della vita di moltissimi patrioti che ebbero il coraggio e la fermezza di voler sconfiggere un regime dittatoriale ed accentratore per costruire la nostra attuale Repubblica e vivere sotto il governo diretto dal popolo sovrano e non da un regno dispotico ed oppressore. Si dovrebbe sapere che i combattimenti derivavano da formazioni volontarie e che quindi il servizio reso alla madre patria ed al popolo delle nuove generazioni di poter vivere nella libertà di pensiero, parola, espressione e proprietà privata e lavoro di personale realizzazione proveniva da persone comuni, che avevano accettato il rischio di essere scoperte e poi tratti prigionieri, torturati, deportati in campi di concentramento di lavori forzati e di orrori di cui il ricordo rimane vivido ancor oggi nelle immagini terribili del giorno della memoria. Si dovrebbero ascoltare meglio le testimonianze di ebrei che raccontano il loro viaggio su treni merci, ad essere trattati come carne da macello, ad essere privati delle loro cose, ad essere separati dai loro famigliari e poi tatuati come numeri per creare la razza pura e poi ad essere imprigionati e rastrellati a causa di leggi razziali voluti dal governo della vergogna. Si deve ascoltare il significato della guerra che distrugge tutto, che annienta persino l'umanità, che mette gli uni contro gli altri, che cancella tutto il buono che è stato costruito per mettere in ginocchio una nazione intera, per poi fare avvertire una eterna sconfitta fatta di perdita, di delirio, di demolizione morale e pure materiale per capire che è poca cosa accettare di lavorare quotidianamente in maniera meccanica e monotona, accettare anche un pò di banalità per costruire un futuro più sereno per se stessi e per le generazioni future. Invece, molti vogliono raggiungere obiettivi ambiziosi con il minino sforzo ed il massimo risultato, vogliono avere la strada spianata e non doversi prendere alcuna pesante incombenza, alcuna responsabilità e tanto meno alcun obbligo di sostegno al bene del paese. Così, i giovani si distraggono a voler operare solo per qualche tempo, a voler avere maggiori spazi di vacanza e di rilassamento, a voler restare su un divano senza troppe preoccupazioni e pensieri di sorta. La libertà significa cercare l'entusiasmo dentro qualche bicchiere di alcol, dentro dei divertimenti che facciano avvertire la frivolezza e la leggerezza del bel vivere, del poter essere scanzonati e ribelli ad impegni vessanti e a prove sfinenti. Certo, tutti si dicono, guardando in Tv scene delle attuali guerre di Ucraina e Russia e di Palestina, Libano ed Israele che nessuno vuole che la guerra arrivi a casa propria e che distrugga tutto ciò per cui in passato si era lottato con determinazione, ma al contempo, però nessuno vuole avere la briga di sopportare e sostenere il Paese con rinunce a qualcosa e vogliono raggiungere il lusso di essere pagati anche se rimangono a braccia conserte, ad avere comunque il diritto al reddito di cittadinanza ad essere mantenuti come persone che debbono conservare un minimo di dignità umana. E quanto vale oggi questa dignità umana? Quanto costa cercare di vivere nel benessere in maniera sostenibile? Forse la parola chiave è moderazione di non voler ottenere ciò che si desidera in maniera illegale e sporca, di non raggiungere obiettivi in modo violento ed usurpatore. Però, infondo, infondo, siamo tutti come prede delle nostre stesse convinzioni che dobbiamo vivere nella sostenibilità seppure le risorse sia materiali che morali ed umane siano poche e che sono a disposizione di pochi e si esauriscano perciò presto lasciandoci privi di ogni valore politico e sociale. Forse l'altro termine chiave è la destrezza di saper scegliere fra le alternative e le cose che ci presenta il destino e la vita del Paese ciò che possa andare meglio sapendolo distinguere da ciò che potrebbe fare più male nel declassare e demotivare le forze in campo riducendole a strumenti di politica elettorale. Dopo, però, avere vissuto la malattia e la sensazione di vuoto, Alessandro aveva capito nella sua piccola esperienza che occorreva ancora riscoprire la resistenza nella sua attuale accezione di sopportazione, di pazienza, di dedizione a quei valori civici, morali e sociali indicati nella costituzione della repubblica per i quali i nostri avi hanno tanto combattuto con la vita. Infondo della storia, bisogna comprendere la preziosità degli atti e non tanto l'eroismo, bisogna accoglierne pienamente il messaggio che la pace passa attraverso qualche sacrificio e rinuncia e che bisogna sapere tener duro nel conservare non solo la vita, ma anche la memoria di ciò che è stato compiuto da chi ci ha preceduto come un bene incommensurabile, grande ed incondizionato che deve essere tramandato e donato nel desiderio che sia un bene di piena condivisione solidale e speciale della libertà di quei fratelli e sorelle d'Italia che sono pronti a spendersi per la vita e l'amore che a tutti ed a ciascuno un posto ed un valore unico darà. 

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