IL PANCHINARO. Di fianco, ma più indietro rispetto alla panchina rossa c'era una panchina blu dove si sedeva una signora con dei buffi cappellini che aveva con sé sempre a portata di mano un taccuino color verde ed una penna color oro che muoveva sul foglio con leggiadria e voluttà. Quando aveva finito di scrivere, lasciava i suoi foglietti sulla panchina e poi se ne andava chissà dove come per lasciare che decidesse il vento dove spargere i suoi fogli. Un giorno per curiosità Alessandro decise di leggersi quello che c'era scritto su un foglietto e questo diceva "Ricordati che prima o poi dovrai fare i conti con te stesso e la bilancia dei tuoi valori". Allora Alessandro ancora più incuriosito decise di chiedere alla signora quando si fosse ripresentata il significato di quella stramba frase ed ella rispose "Devi scoprirlo da solo perché io sono una maestra che è stata tagliata fuori dalla scuola in quanto volevo fare un mio programma che a detta del Preside e del Provveditorato agli studi era troppo stringato e non seguiva le linee guida del Ministero dell'Istruzione perché sosteneva che bisogna imparare poche cose, ma buone, che rimangano impresse, che si possano ricordare nel tempo, che si possano applicare in qualunque campo e che si possano utilizzare persino in una biblioteca, mentre il Provveditorato agli studi mi ha bocciato la proposta perché diceva che non dava opzioni di scelta e di materiale che potesse approfondire cose a suo dire importanti e perciò io sono stata licenziata ed ora campo solo di una esigua pensione sociale e di qualche pulizia che faccio nelle case, senza per questo dovermi vergognare, ma io lo so sai che finirò per morire su questa panchina blu, come è morta la poesia e la matematica, come è morta ormai la cultura di voler ricercare sull'enciclopedia e di affidarsi a informazioni e notizie tendenziose che fanno moda" "Bene - rispose Alessandro Dehò - sono ancora più curioso di conoscere questo programma scolastico di cui lei parla così tanto per capire come mai gliel'hanno bocciato, escludendola brutalmente dalla cultura" "Lei è un docente per caso?" "No io sono un sacerdote perché?" "Non vorrei mai che lei avesse un pregiudizio su di me. Comunque io vorrei che il termine "poetico" fosse appreso meglio secondo la sua etimologia e cioè più precisamente il NOME di TUTTO ciò che ha da fare con la creazione o con la composizione di opere il cui linguaggio è insieme SOSTANZA e MEZZO e ciò vale anche per la democrazia e per tutte le materie che a scuola si insegnano e non nel senso ristretto di semplice raccolta di regole o di precetti estetici che concernono la poesia e che conducono alla rettitudine morale. Infatti a questa concezione NON esiste una normativa estetica anteriore o ulteriore al fare artistico, che si risolva nell'atto della sua semplice produzione (vanificando per altro così le ambizioni dell'estetica di poter "fondare" l'arte), ma si richiama alla riflessione estetica profonda post-crociana ed in particolare il pensiero di Pareyson, il quale ha elaborato una valida teoria della formatività per cui formare significa fare, ma un tal fare che, mentre fa, INVENTA IL MODO di fare. Sempre a questa immanenza delle regole estetiche rispetto al prodotto artistico concreto, che rivaluta la poetica sottraendola all'ambito puramente operativo entro cui per secoli era stata confinata, l'estetica, si richiama ispirandosi nel suo pensiero ad influenze formaliste che vogliono raggiungere la qualità estetica che risulta esclusivamente dalla sua forma, in modo tale che la conseguenza di ciò porti a risoluzioni valevoli che funzionino nonostante il passare del tempo. A questo atto segue un compiuto strutturalismo dove l'analisi diviene una letteratura di primo luogo che prescinde non solo da qualsiasi dato consecutivo, ma anche da ogni MODALITA' interpretativa di carattere sociologico, psicologico, morale o politico in quanto estrinseca rispetto alla logica delle qualità linguistiche delle opere stesse. In tale prospettiva, la poetica in opposizione all'interpretazione di opere particolari mira ad una conoscenza delle leggi generali che presiedono alla nascita di ogni opera. Ma, la ricerca deve essere costante e paziente perché ogni buona opera a favore del mondo e dell'umanità debba essere considerata come una valevole e profonda manifestazione di una struttura astratta e generale, che genera nell'individuo e nel mondo realizzazioni possibili." "Ah però! - esclamò Alessandro Dehò - ma rispetto alla matematica che ci dice cara signora per piacere?" "Amico mio - rispose la signora maestra togliendosi il cappellino - a me piace il numero 13 (tre-dici) perché rappresenta la trinità beata, ma per favore non dirlo alla dottoressa Tafaro Tiziana e nemmeno alla Preside Facidda che se no mi bocciano con un 4. Infatti del 5 x 1000 io terrei 5 euro su 1000 e cioè lo indicherei con il valore di 995 e lo stesso farei con l'8 x 1000 dove mi terrei 8 su1000 e cioè 992 e poi sommerei il 5 all'8 = 13 (appunto) che farei girare nella banca della media dei valori e cioè 6,5 e quindi 6 mesi e perciò 6 x 6 = 36 euro ed anche 36 gg di bilancio solare e quindi avrei 6 gg di aggio rispetto ai 30 gg previsti dal libro di Mastro Geppetto per cui 36 + 992 + 995 = 2.023 x 13 mesi (compresa la 13°) = 26.299 di reddito medio su cui ragionare/36 = 730,53 di tasse (lasciando da parte il numero periodico) x 13 mensilità = 9.496,89 e quindi con un differenziale rispetto ai 1000 dividendo ulteriormente il prodotto per 10 del log e cioè 949,69 = 50,31 ciascuno PROVA DEL 9 per log base 10 e quindi il 5, 031 x 1000 su 26.299 = 132,31 di tasse per redditi bassi x 13 = 1.720,03 che dovevo prendere di stipendio come insegnante di poetica, di matematica, del valore non solo scolastico, ma dell'intelligenza della Repubblica che è uno stato di fatto, di opera, di crescita, di maturazione, di sviluppo della logica e del credo di patria per la condivisone che il cappellino che mi sono tolta possa essere usato e sfruttato nella maniera più consona in quanto conta solo se qualcuno lo indossa con RISPETTO della vera morale: NON farti mai trovare impreparato e risspondi con il giusto predicato. Io sono la maestra della panchina blu"
IL TALENTO DI AMARE. Io non conosco ancora molto bene l'amore ed è per questo che a volte non riesco a distinguerlo in mezzo alla gente che incontro lungo la via. L'amore chiede conto a ciascuno dei doni che egli affida, attraverso intuizioni convincenti o meglio postulazioni assunte come principi di dimostrazione o ancora testimonianze degne di fiducia. L'amore è una rivelazione di qualificazione che viene scritta nel mondo e nella storia, ma io non ho nessuna qualifica per poterlo dimostrare perchè sono una semplice viandante continuamente in cammino. Io però mi sono lasciata trasportare da una parola chiave che è la parola talento che era una unità di misura che riguarda la Chiesa in cui la manifestazione della Fede è una norma di credibilità del valore che non è proprio ma è di una funzione di una totalità che si esprimono nell'adesione a Dio con specifico riferimento del Cristo fatto uomo nell'accezione di proposizioni o dogmi o istanze che li definiscono. L...
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