All'Istituto Alberto Marvelli - L'INQUISITRICE. C'è davvero la parità di genere? Alcune correnti di pensiero denunciano che purtroppo, c'è ancora molta subordinazione del genere femminile e di assoggettamento in cui le donne vengono tenute in un sistema patriarcale, o androcentrico, che ha dominato e per certi versi domina ancora la società e soprattutto la produzione di forme simboliche e culturali del mondo. L'inquisitrice è un giornale che vuole porre una riflessione sulla questione del soggetto femminile. Ci troviamo in un tribunale, dove spesso le donne devono dimostrare con maggiore impegno degli uomini le loro qualità e capacità e dove si tenta di smascherare la falsa neutralità del termine "Uomo", riconoscendo dietro a questo stigma una distinzione gerarchica tra primo sesso, quello maschile e secondo sesso, quello femminile definito per antonomasia sesso debole, fragile e vulnerabile destinato ad una posizione di dipendenza ed a ricoprire la parte dell'Altro che non diverrà mai un sé stesso. E così pure nelle fiction e nelle soap-opera si vede la differenza sessuale discriminante, là dove spesso appare chiaro che l'uomo per essere affascinante debba essere un Don Giovanni, un seduttore che decide e costruisce con la sua psicologia distorta la differenza con le donne, per poter garantire la propria posizione di dominio dove il "trattato" donna diventa un oggetto di possesso, una preda da esibire per sentirsi considerati. Così, pare che tutto il lavoro svolto per la reale emancipazione della donna, scompaia e che ad essa venga sempre relegato un ruolo di second'ordine come per la fiction dei "Fratelli Corsaro" dove i protagonisti sono solo gli uomini, mentre alla moglie di Paolo Briguglia viene dato il ruolo di una sfortunata che cerca di arrabattarsi con precarie traduzioni, mentre lui è in ascesa come noto avvocato del foro, ma è proprio per questo che si genera di nuovo un senso di oppressione e di senso di inferiorità che si concretizza nella mancanza di slancio affettivo sessuale da parte della moglie di Briguglia che intende, invece, fare valere la propria capacità intuitiva critico-decostruttiva che in effetti ripropone, seppure in maniera velata, di rileggere i testi fondamentali della filosofia di Beauvoir per indagare, come è stata intesa ed occultata la differenza sessuale nella definizione dei concetti filosofici come ragione, universale, soggetto, e riconoscimento per una governance binaria, ovvero di opposizioni bipolari come quelle fra lo spirito ed il corpo e fra la cultura e la natura, la forma e la materia, l'unità e la molteplicità espressive tutte riflettenti la distinzione ed il muro che si crea fra maschile e femminile. Non vale cercare di trovare una direzione che cerchi di sottrarre la differenza sessuale ponendo come esempio una avvocatessa lesbica per superare il dominio sessista proponendo una sorta di essenzialismo strategico e reinventando la cultura femminile nel duplice senso di ritrovare e sperimentare forme simboliche che possano essere rispondenti all'esperienza femminile di senso di inferiorità, non vale cercare di evitare di parlare della posta in gioco che potrebbe portare ad una vera e propria rigenerazione, sia simbolica che etica delle relazioni fra gli esseri umani sia in loro stessi, fra di loro e con il mondo che li circonda, non vale solo provarci, ma il regista Miccichè Francesco dovrebbe anche andare al di là di personaggi romanzeschi e cercare di diversificare invece le voci di contributi critici che fra l'altro arricchirebbero di molto il panorama palermitano facendo intravedere un avvento strutturalista che riesce a superare i contesti mafiosi per incentrarsi sul soggetto incarnato che è luogo di incrocio di differenze e di identità molteplici che sono mobili sulle quali agiscono simultaneamente e trasversalmente le diverse forme di potere di un sistema che stavolta vorrebbe essere di dominio unitario vero e proprio e che riporta la riflessione sulla caratterizzazione e la soggettività tipica del cinema di valore in cui si abbandona il significante donna oggetto per nuove raffigurazioni ecofemministe che sanno denunciare modelli coloniali dominanti fra scienza e tecnica che fagocita il soggetto. Ecco appunto i "Fratelli Corsaro" siano i corsari del valore del soggetto in genere indipendentemente dalle ideologie. 

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