All'Istituto Alberto Marvelli, a don Gabriele Faraghini, don Cristian Squadrani, frate Gabriele Trivellin in proposta di studio - NUOVA ETICA MARIOLOGICA - Avvicinarsi all'etica di Maria è come interpretare nella propria esistenza il suo atteggiamento, i criteri in base ai quali si valutano le cose e le scelte di vita. Per lo più, l'esemplificazione della figura mariana descrive una morale e dei valori che sono orientati dall'annuncio che diventerà non solo madre di Cristo, ma anche ancella del Signore ed in questo compito farà vedere all'umanità intera indicazioni su quali criteri e valori si devono basare le scelte e le azioni. In tale annuncio si possono distinguere aspetti di servizio e di rispetto di un orientamento tra moralità ed etica. Infatti, nell'adesione all'annuncio dell'angelo, da parte di Maria Vergine si ravvede l'aspetto soggettivo di INTENZIONE e soprattutto di DISPOSIZIONE interiore; mentre l'eticità mariana indica un insieme di valori morali che si realizzano effettivamente con il suo assenso e che poi vengono concretamente realizzati nell'istituzione della sacra famiglia, nella visione di una società più civile e nella riflessione nei momenti di crisi, quando la compattezza e la continuità del mondo esteriore si incrina e le norme del rispetto civile, che parevano ovvie vengono messe in seria discussione, come attualmente nella questione delle guerre in Iran ed in quelle fra Russia ed Ucraina. Purtroppo, le guerre ed i conflitti civili portano sempre a rotture della continuità primitiva ed il sorgere di problemi di etica specie dove appare che ci possa essere una nuova classe egemone , che voglia arricchirsi attraverso l'intraprendenza commerciale speculatoria che tende a nuovi sofismi e dipendenze di prodotti e di regole tecniche per il corretto vivere sociale. La funzionalità sociale dovrebbe oggi dare maggiore spazio alla donna per una migliore funzionalità sociale dei comportamenti e per una maggiore garanzia di successo di legittimazione che non rimane più legato alle circostanze ed a fattori incontrollabili (ricchezza, fortuna, abilità e retorica), ma si basa su un preciso riferimento materno di donazione di una virtù sensibile al nesso che ciascuno nel suo ruolo e nelle sue capacità ed abilità deve ricoprire. Con questa visione il criterio di bene resta legato comunque all'idea principale di un Dio fatto uomo, che nella sua immolazione, garantisce sicuri giudizi morali, ma anche e soprattutto nel senso che il massimo bene per l'uomo è innalzarsi alla contemplazione di simile idea prendendo a sua volta la responsabilità della propria croce, ed accettando di diventare partecipe del sacrificio di Cristo come dono d'amore. Come potrà mai caro Alessandro Deho in Ramberti, dunque una mamma abbandonare i suoi figli che le sono stati affidati? Forse Dio potrebbe davvero abbandonarci ed allontanarsi da noi e lasciarci al nostro amaro destino, ma una mamma no, non può davvero farlo perché il suo amore è incondizionato e grande e quindi non si può scordare della nostra esistenza e ci resterà accanto come recitiamo nell'Ave Maria fino all'ora della nostra morte e nonostante i nostri molteplici peccati. Infatti l'etica cristiana dà parrticolare sviluppo al rapporto fra salvezza e costruzione della città terrestre: soprattutto dopo la nascita dell'impero carolingio dove l'intenzione ecclesiastica era quella di educare il popolo e persino le classi dirigenti.. Si affaccia così, la tematica di natura che è comune a tutta la tradizione etica moderna; il significato del termine "natura" muta però profondamente divenendo soprattutto un impulso all'autoconservazione, che determina tutti i comportamenti L'uomo che intende spandere il proprio potere sulle persone e sulle cose è in linea di principio è ostile e competitivo con gli altri suoi simili e solo il calcolo razionale del vantaggio e della sicurezza lo induce a porsi dei vincoli sociali (contrattualismo) e delle leggi. Maria ci invita a meditare e conservare per noi certe cose, se no non si farà mai niente di buono e di serio e tutto verrà dissacrato o deriso da uno spudorato e fallimentare criterio.
IL TALENTO DI AMARE. Io non conosco ancora molto bene l'amore ed è per questo che a volte non riesco a distinguerlo in mezzo alla gente che incontro lungo la via. L'amore chiede conto a ciascuno dei doni che egli affida, attraverso intuizioni convincenti o meglio postulazioni assunte come principi di dimostrazione o ancora testimonianze degne di fiducia. L'amore è una rivelazione di qualificazione che viene scritta nel mondo e nella storia, ma io non ho nessuna qualifica per poterlo dimostrare perchè sono una semplice viandante continuamente in cammino. Io però mi sono lasciata trasportare da una parola chiave che è la parola talento che era una unità di misura che riguarda la Chiesa in cui la manifestazione della Fede è una norma di credibilità del valore che non è proprio ma è di una funzione di una totalità che si esprimono nell'adesione a Dio con specifico riferimento del Cristo fatto uomo nell'accezione di proposizioni o dogmi o istanze che li definiscono. L...
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