INTENZIONE AGENTE E COGENTE NELLE INTERPRETAZIONI NORMATIVE ED OLTRE. con la supervisione del dottor Zamparetti Marco e di Paolo Manzelli. Tommaso d'Aquino talvolta identifica l'intenzione e la specie intellegibile con la specie intenzionale. Egli inoltre usa l'espressione ESSERE INTENZIONALE per intendere la maniera di essere con cui la natura pensata è presente alla mente, pur senza informarsi su alcuna materia . Per esempio in un libro c'è il seguente dialogo: PERSONA  professoressa Giovanna Scarca ad una persona B allievo: "Per favore potresti leggere questo brano di Dante Alighieri a voce alta?" Risposta dell'allievo "Mi dispiace professoressa ho dimenticato a casa gli occhiali e NON pensavo di dover leggere a voce alta" Secondo te caro Zamparetti Marco è vero che l'allievo si è dimenticato a casa gli occhiali da lettura oppure invece era una scusa per non leggere davanti alla classe dato che di vergogna di essere dislessico??? Che INTENZIONE aveva l'allievo? La professoressa Giovanna Scarca NON se lo domanda, ma comunque gli dice "Va bene, per oggi grazie lo stesso, ma ricordati che domani te lo chiedo di nuovo e perciò porta gli occhiali da lettura perché NON ho intenzione di esimere NESSUNO dall'obbligo di leggere anche se costoro avessero delle difficoltà!!" Nel pensiero moderno, il  concetto di intenzione assume quasi soltanto un senso specifico di intenzione di una VOLONTA' di stimolo PROPOSIZIOJALE. In questi casi si distingue nettamente l'intenzione dall'aspettativa in quanto l'allievo NON si aspettava di dover leggere a voce alta, mentre la professoressa Scarca si aspettava che lui comunque si impegnasse nonostante il suo disagio di dislessia. Nella psicologia analitica, l'idea dell'intenzione come atto della volontà riguarda attualmente il mito della volizione che viene visto da alcuni come interpretazione causale del rapporto tra volontà ed azione perché la professoressa Giovanna Scarca che si è ben preparata in psicopedagogia moderna successivamente scrive sul diario scolastico "Tizio non aveva gli occhiali da lettura forse perché aveva il timore di leggere a voce alta davanti alla classe e di essere denigrato per il suo impaccio durante l'esecuzione della lettura, ma io l'ho incoraggiato per la causa di strutturarlo ad affrontare con determinazione il suo disagio e a non bloccarsi per questo." Un conto infatti è la volontà per la quale si è compiuto l'atto ed un altro conto è la CAUSA per cui viene compiuto. Domandona a Zamparetti Marco secondo te cosa vale di più la volontà o la CAUSA per cui si compie un atto?? Interviene il professor Guena che alza immediatamente la mano e risponde con un caso controverso che gli è capitato qualche tempo fa in cui una persona aveva inviato ad un altra un messaggio durante il suo compleanno dove diceva "Facciamo le corna a chi CI vuole male e CI vuole portare sfortuna" Ora secondo lui sul momento aveva pensato che il Tizio che inviava il messaggio NON avesse in realtà cattive intenzioni, ma comunque poteva già ravvisarsi un reato di stalker e quindi bisognava stare all'erta per verificare la CAUSA per cui il Tizio avesse fatto tali illazioni per cui per Guena ed anche Brancaleoni mentre la volontà di scrivere determinate affermazioni può valere 7, la CAUSA per cui si scrivono o si fanno certe illazioni vale senza dubbio 10 cioè l'indice maggiore lo si dà alla CAUSA  anche a livello sanzionatorio, per cui NON si può proprio sempre dire "Facciamo finta di niente, ignoriamo TUTTO quello che viene scritto perché gli scritti rimangono e dopo specie se sono stati scritti in occasioni importanti NON si possono cancellare tanto meno a livello MORALE-ETICO. Un certo Abelardo cari Cristian Squadrani, Gabriele Faraghini, e Gabriele Trivellin disse "Dio tiene conto NON delle cose che si fanno, ma dell'animo con cui si fanno; e il merito e VALORE di colui che agisce NON consiste nell'azione ma nell'intenzione (Scito te ipsum) CAUSALE (aggiuntone!!!). Quindi a proposito dei gesuiti di Alfonso Maria dei Liguori ci si basa sulla maggiore virtù dell'intenzione e non del comportamento e principalmente sulla MOTIVAZIONE che è principio di ogni concetto ETICO/MATERIALE diverso da quello ETICO/DISINTERESSATO. Insomma, per farla breve caro Zamparetti Marco Scheler dice che la purezza dell'intenzione si debba identificare con la subordinazione della volontà ai principi formali proprio in virtù dei contenuti che sono suscettibili alla volontà oggettivamente ed indipendentemente dalla particolarità dei desideri individuali per cui se c'è sotto una determinata situazione sentimentale controversa allora si deve scoprire che valore hanno tali sentimenti per chi indirizza certi scritti perché se valgono poco gli si accredita poco, se valgono moltissimo gli si accredita fiducia e garanzia di STABILITA'. Spesso le peggiori discussioni al riguardo sono nate proprio perché caro Zamparetti Marco molti non considerano la CONSEGUENZA etica e morale di ciò che fanno ed altri sostengono che NON ci si deve fare troppo caso e quindi giustificano sempre tutto senza porsi alcun dubbio di chi sia meglio invece difendere, ma fra Caino ed Abele c'è una scelta di fondazione per cui si deve capire che non tutto è permesso, ma che seguire la forma letteraria è importante nelle relazioni sociali e pure io l'ho imparato: pensaci bene, pensaci spesso se puoi fare un peccato. 

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