All'Istituto Alberto Marvelli a don Gabriele Faraghini - LA FILOSOFIA DEL LUPO CATTIVO - Sottotitolo - Intervento francescano - Arianna doveva preparare una tesi di laurea per la magistrale di lettere e filosofia - interventi psico-pedagogici nell'era digitale e veniva accompagnata in questa sua titanica impresa dalle professoresse Scarca Giovanna e Facidda insieme a frate Gabriele Trivellin supervisore per la parte francescana. La sua tesi si basava sulla favola di Cappuccetto Rosso in cui le apparenze ingannano ed in cui ci si può trovare davanti sia il lupo cattivo, che la nonna buona della nostra coscienza. Tuttavia Arianna avrebbe trattato questa favola dal punto di vista del progresso delle scienze cognitive e della loro incidenza sul miglioramento della vita morale e della libertà delle persone. Fino a quel momento il bilancio umano, come per la favola di Cappuccetto Rosso, era alquanto negativa e pessimistica specie a livello culturale della moderna realtà corruttrice del cestino di Cappuccetto Rosso, e di quella della natura egoistica e narcisistica del lupo cattivo che ingoia una inerte nonna che rappresenta la saggezza e la coscienza consapevole. Alcuni capisaldi del giusnaturalismo, farebbero domandare come mai Cappuccetto Rosso si fosse avventurata da sola nel fitto bosco insidiato dai pericoli del mondo, senza che nessuno la potesse accompagnare in questa impresa e come mai nessuno se ne fosse preoccupato, anzi questo potesse essere stato visto come un fatto normale e non ci fosse mai stata alcuna critica deontologica a tal riguardo, anzi che sembrasse addirittura che venisse accettata la sopraffazione del lupo cattivo e la sensazione che dava di ineguaglianza con la nonna nel dimostrare non solo l'ingenuità di Cappuccetto Rosso, ma anche persino la sprovvedutezza della nonna adulta che doveva essere più saggia e più accorta. Al centro del discorso pedagogico c'è la volontà per cui ciascuno rinuncia alla libertà illimitata della condizione di natura, non però per consegnarsi alle mani di un manipolatore e schiavista che ci fagocita nella nostra personalità ed identità, ma per ricevere ed imparare da ogni membro della favola (nonna, cacciatore e persino lupo cattivo) la stessa rinuncia che corrisponde in prativa ad un atto di alienazione che dà origine alla persona SOCIALE, che si prende carico della sovranità morale, la cui volontà è la volontà generale di sconfiggere la malignità racchiusa dentro ciascuno di noi. Il potere allora appartiene sia alla nonna saggezza, sia al rinnovamento generazionale di Cappuccetto Rosso e sia a quello evolutivo e maturativo di Zamparetti Marco che diviene il cacciatore d'eccezione che sa fare in modo che i neri del buio dell'ossessione e della malvagità ed i bianchi dell'ingenuità e della debolezza si tramutino per lo meno in grigi del possibile equilibrio. In particolare poi (sorpresone) per don Cristian Squadrani, don Francesco Argese ci sono nella favola di Cappuccetto Rosso 3 tipi di religione, quella umana, o religione interiore, che non interferisce con lo stato; quella del cittadino Cappuccetto Rosso che si identifica con lo stato stesso che talvolta deve essere lupo cattivo con le tasse ed altre invece cacciatore buono provvedendo ai suoi figli con i servizi più adeguati; ed infine quella del neuropsichiatra Cacciatore che NON identificandosi affatto con nessuno pretende di avere il potere di sapere cosa conservare e cosa gettare e di fare la differenza proprio per questo. La religione dovrebbe essere privata di ogni potere, invece l'identificazione del cittadino Cappuccetto Rosso con le necessità dello stato anche se da una parte pare generare piena coesione, però corre il rischio di creare dei fanatici che vengono sempre definiti come fascisti, mentre il neuropsichiatra si crea una finestra dove guardare il tutto in modo il più possibile NEUTRALE per modo che non si creino personaggi imbelli o di facile preda alla rassegnazione, allo schiavismo o alla sconfitta. Il neuropsichiatra ha il compito di avere una cultura che sa intervenire sulle opinioni dei cittadini se queste minacciano come il lupo cattivo l'integrità dello stato stesso; la religione civile, che deve contenere il minimo di articoli di Fede e morale tali da divenire primo e fondamentale principio della TOLLERANZA FRATERNA. Delineati, dunque, i compiti della cultura neuropsichiatrica si indaga sui doveri della persona che non deve permettere la corruzione della natura originariamente buona e quindi deve cercare di sottrarre Cappuccetto Rosso debole e fragile e la nonna insieme dagli influssi negativi della vita sociale e della solitudine che emargina ed isola per riuscire a fortificare il rapporto con il precettore numero uno: Gesù Cristo. Occorre che il fanciullo nella sua evoluzione, non incontri inutili divieti o limitazioni della sua libertà in quanto il divieto o il soffocamento delle sue libertà lo farà diventare come il figlio di un esercente di ferramenta e cioè troppo rassegnato e persino schiavo dell'egida genitoriale. Un principio fondamentale, invece, è quello di Rousseau dell'educazione mediante l'azione (possibile che il figlio dell'esercente ferramenta non riusciva a spiegare come funzionasse il cambio dei teli delle zanzariere o non lo avesse per niente compreso??) e d'altro canto è ben vero che sia il genitore che l'educatore si guarderà bene dall'assecondare le fantasie immotivate e poco realistiche del figlio specie se potrebbe avere una sindrome di Cushing che ne rallenta l'apprendimento per cui l'educazione si basa non tanto sulla parola, che nella mente di chi ha tali sindromi non può avere alcuna efficacia, ma si basa piuttosto su ciò che è opportuno e ciò che non è opportuno insegnare come per esempio nel manipolare oggetti rovinarli o danneggiarli, oppure fare capire i diritti di proprietà di dargli solo una paghetta e non uno stipendio intero, in quanto egli se vive ancora in casa con i genitori deve dare il suo contributo in solido. Infatti nel processo educativo di coloro che hanno tali sindromi come quella di Cushing nulla può essere insegnato ma TUTTO DEVE ESSERE TROVATO (sottolineato per piacere) ed il precettore di tali soggetti deve solo dare l'occasione e la possibilità e l'input importantissimo della SCOPERTA. Il ragazzo deve capire da solo l'uso proprio dei suoi strumenti di verità morali en raccourci cioè durante il cammino che prevede errori e sconfitte, certo, ma anche grandi soddisfazioni quando si comprendono tali errori e quindi "NOI" consigliamo al padre ed esercente la ferramenta di non proteggere troppo suo figlio o di tenerlo troppo sotto la sua ala perché nell'apprendistato quotidiano, a contatto con il mondo reale e quello delle cose vere le persone se la devono poter cavare in maniera autonoma ed in-dipendente. Quando diventiamo adulti caro padre ed esercente la ferramenta dobbiamo gioco forza imparare a ridimensionarci nella nostra infantile onnipotenza ed a scoprire il significato della responsabilità e questo lo sa perfettamente Alessandro Ramberti che a più di 60 anni a dovuto avere a che fare con lo "spettro" del mondo naturale e delle sue leggi senza più protezione e che si è accorto che le poche persone che valeva la pena frequentare o di cui fidarsi volevano come lui perseguire il soddisfacimento di alcuni bisogni che però si incrociavano con quelli analoghi di altri e ciò imponeva a lui come fautore della buona cultura in quanto editore di NON PERDERE TEMPO con pedagogie troppo efficientistiche e rigide, ma di essere invece più aperto e FLESSIBILE!!!! Il bambino che s'è in noi è una persona, un individuo che ha bisogno talvolta di "carburare", di "ruminare" ciò che impara talvolta in maniera cruda dalla vita che lo segna inesorabilmente e noi caro esercente la ferra-mente dobbiamo attuare un processo educativo che cerchi di vincere le lentezze e che sproni alla curiosità ed alla ricerca se no finiamo a brandelli e poi diventano infernali pure gli stornelli. 

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