CONSIDEREVOLI CONSIGLI. (bozza) Il giorno seguente alle ore 07.37 il dottor Abate Giuseppe volle un attimo rileggersi il suo intervento, ma siccome aveva ancora un giorno davanti per aggiustarlo e sistemarlo, allora decise prima dell'ufficialità della lettura durante la seduta del Consiglio Superiore della Magistratura di leggerlo in classe ai suoi alunni per sentire cosa ne pensassero e per trovare fra le considerazioni che ne sarebbero nate, un chiarimento sulla differenza fra osservazione e consiglio o meglio per riuscire a capire come equilibrare questi termini nell'ambito giuridico. Una motivazione che lo spingeva a fare questo era il discorso che voleva vedere le cose con altri occhi ed udirle con altri orecchi. Quel giorno alla lezione era presente anche il dottor Zamparetti Marco neuropsichiatra sotto mentite spoglie di allievo e fu proprio lui alla domanda quando usare il termine osservazione e quando invece quello di consiglio che alzò la mano e rispose con grande interesse da parte di tutti "Quando si fanno delle osservazioni anzitutto si deve cercare di rimanere imparziali ed obiettivi e non si devono fare favoritismi di sorta, né si deve avere troppa fretta di giudicare per non renderci partecipi dei peccati altrui e per non lasciarci intrappolare in inganni che poi conducono al delirio. Allora, io penso come Sigmund Freud che bisogna studiarsi i casi di processi anche dal punto di vista psicologico. Difatti, a Freud capitò il caso di una infermiera che era coinvolta come corresponsabile in un processo di divorzio. La moglie chiedeva il divorzio al marito ed indicava l'infermiera come corresponsabile della rottura del rapporto coniugale e LUI ottenne il divorzio NON lei, ma chi è intransigente e fiscale mi correggerebbe l'errore di quel LUI in quanto la moglie era stata la prima a chiedere il divorzio e siccome l'infermiera era rimasta particolarmente scossa dal processo e dopo si era messa a bere e per lo scandalo era diventata particolarmente nervosa, allora ella chiese il nostro CONSIGLIO e quello mio non solo per potersi curare, ma per mettere in conto nei giudizi anche gli effetti e gli strascichi che essi possano avere su chi ne è coinvolto specialmente se è un minore che ha bisogno di stabilità emotiva e di garanzia di tutela del suo maggiore bene di serenità nonostante la separazione coniugale e la frattura famigliare che si crea. Ecco, appunto essere vincenti per alcuni avvocati significa solo prestigio, parcella aumentata, significa sicurezza e garanzia di considerazioni di carriera a livello sociale ed invece per altre persone come gli psicologi e gli psichiatri tutto questo significa dover curare le conseguenze degli effetti nocivi e negativi dei processi. Infatti, alla pagina 89 del libro "Psicopatologia della vita quotidiana" di Sigmund Freud egli dice "Non appena avevo corretto l'errore di lui a lei, lo pregai di spiegarlo a tutti noi in modo da farci capire come mai fosse sorto ed egli (si parla del marito perdente) asserì che sbagliare è un DIRITTO, in quanto sbagliare a parlare ed esprimersi faceva parte del caso per cui NON c'era nulla da indagare. Invece, io siccome NON mi fidavo nemmeno di me stessa e volevo delle solide CONFERME che quello che stavo facendo e dicendo fossero le cose giuste e corrette, allora mi andai a documentare in biblioteca e su vari testi prima di prendere una decisione per un verso o per un altro, perché infondo ogni errore che commettiamo ha i suoi bei motivi, per cui come Freud eravamo tentati di credere che LUI stesso fosse il protagonista della storia romanzata e che nel raccontarla in quel modo volesse apparire l'eroe, se non ci avesse comunicato prima di non essere più sposato mentre raccontava i fatti e che il suo matrimonio fosse stato addirittura annullato dalla Sacra Rota con la giustificazione che appariva alla pagina 73 sempre del libro "Psicopatologia della vita quotidiana" che si devono discutere in camera di consiglio della Sacra Rota il significato PRATICO degli affetti come l'esempio di sfruttamento INTENZIONALE di un affetto amichevole per caricare l'altro di una maggiore fatica o colpa di per sé minima, per averne sensazioni piacevoli per rendere l'effetto dell'affetto (scusate il bisticcio di termini) più intenso ed interessante. In questo caso si riporta il caso di un insegnante tedesco che faceva lavorare i suoi studenti in giardino e che, per incoraggiarli a lavorare in maniera più intensiva, li incitava a immaginare che invece di una zolla di terra stessero spaccando il cranio di un rivale. Ma quando si stava arrivando al finale della storia si riportarono le parole dell'insegnante nel modo seguente: Imaginez vous, qu'en chaque moche vous écrasez la crane d'un Francais da dove si evidenzia che invece di usare motte (cioè zolla di terra) adoperò moche (cioè brutto!). E pare proprio di vederla la studiosa precisina, meticolosa e corretta che fin dall'inizio del racconto è tutta tesa ad evitare per dimostrare la propria bravura e professionalità di cedere all'abitudine e forse anche alla tentazione di farsi sfuggire sulla cattedra dei sacra santorum preparati nell'aula universitaria dove le piacerebbe essere ascoltata la parola PROIBITA da un qualche decreto confederale! E proprio in quell'istante in cui ha detto per l'ultima volta correttamente la parola, con un sospiro interiore si sente sfuggire una specificazione, precisazione e spiegazione nell'uso dei termini più liberatoria che riguarda la sua storia ed è il termine di un complemento OGGETTO e lo fa per il timore di mancare di tatto POLITICO o di obbedienza genitoriale, forse per un desiderio represso di usare un termine più liberatorio e cioè un SOGGETTO per uscire fuori dagli schemi che i suoi genitori e specialmente suo padre le avevano imposti e che avevano generato in lei una specie di sdegno repubblicano e democratico nato contro ogni restrizione nella libera espressione delle opinioni che interferivano con la sua intenzione principale, focalizzata solo ed esclusivamente su una narrazione corretta del termine e non invece del giusto esempio che bisognava dare agli allievi riguardo saper informarsi prima, prepararsi prima su vari testi, consultandosi con vari autori ed esperienze e spulciando parti importanti, fondamentali, necessarie ed essenziali di vari trattati fra cui anche quello di Sigmund Freud. Se ci fosse stato Sigmund Freud (controlli pure un notaio per favore alla pagina 73 del libro "Psicopatologia della vita quotidiana" dove il professore inizia con la N.) NON si sarebbe accorto del lapsus o perlomeno NON lo avrebbe corretto, cosa che nella maggior parte dei casi si fa quasi automaticamente, ma che se si tratta di neuropsichiatra si dovrebbe fare il contrario e cioè accogliere il lapsus liberatorio con vera soddisfazione del pubblico in massima parte ignorante in latino facendo in modo che l'errore abbia l'effetto di una specie di motto INTENZIONALE e rispondendo "L'ho fatto apposta perché nessuno si sentisse in imbarazzo se non conosce il latino" in maniera innocua perché si creasse una eccitazione interiore, una scintilla che smuove le acque per l'indagine psicoanalitica seria così avrei potuto porre pure IO, IO, IO le domande che si imponevano alla coscienza psichica per fare in modo di ottenere una corretta dottrina della DETERMINAZIONE degli atti mancanti e delle profonde analogie e connessioni tra lapsus verbale e motto di spirito serbante. Poi c'è da tenere conto alla pagina 76 sempre del trattato di cui sopra di Sigmund Freud di uno dei conflitti dolorosi a cui sono soggetti i medici. Un uomo destinato a morire, ma la cui diagnosi non è ancora certa che viene per la soluzione del suo dilemma pregando di trovargliela e di prenderlo in cura presso uno studio medico rinomato. che ha impulsi ostili e che per calmare il dolore usa una pesante dose di morfine e basta per abbreviare le sofferenze con le medicine visto che pareva non ci fosse più nulla da fare per lui e quindi il medico aveva davvero accettato l'ipotesi di una specie di eutanasia assistita per il paziente. Non si rinuncia in sostanza a portare avanti un valido lavoro solo perché una rivale che teme le sia sottratto il posto di prestigio e i privilegi che lo riguardano possa ostacolarlo, osteggiando in ogni modo colei che vi si dedica con tanta dovizia ed impegno dimostrando di voler volgere ogni osservazione a favore del più debole e non del più forte, a favore della libertà e non a favore della prevaricazione, a favore della cultura critica e dei suoi scambi e valide considerazioni e non a favore del protagonismo ed egocentrismo. Insomma l'equilibrio fra osservazione e consiglio è quella del fatto che SI RIPRENDE SOLO COLUI/LEI CHE PRONUNCIA IN MANIERA COSCIENTE PER FARSI NOTARE E PAVONEGGIARSI, MENTRE CHI E' INCOSCIENTE DELL'ERRORE GLI SI FORNISCE IL CONSIGLIO (sottolineato per favore) DI CORREGGERSI, MA POI CON LA SUA INTELLIGENZA ANCHE DI TROVARE SOLUZIONI PER VENIRNE FUORI CONFRONTANDOSI CON LIBRI, AUTORI ED ESPERIENZE DI COLORO CHE CONOSCONO GLI EFFETTI MIGLIORI: FARSI A VOLTE I FATTI PROPRI CHE SE NO LE PICCOLEZZE FANNO ANDARE IL CERVELLO E LA PSICHE TROPPO FUORI. 

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