LA SINDROME DELL'IMPOSTORE. Fino a quel momento, però, la neuropsichiatra non vedeva niente di così sconvolgente in quel diario, finché non giunse a leggere quelle pagine di confessione che dicevano così:" Mi sono messo a creare questi moduli, infondo perché non riesco a confessare nemmeno a me stesso e me ne vergogno grandemente che io ho un grosso problema di disturbo psichico che risolvo nella posizione della solitudine e nella separazione totalizzante dall'Altra, e questo problema è trovarmi in una posizione femminile che non ho mai voluto confessare a nessuno. Gli psicanalisti sono soli, e non a caso disturbano, ma non a caso, per la prima volta si possono trovare uniti difronte allo scempio fatto intorno alle cure di certi bambini e di fronte ai protocolli di addestramento e rieducativi o anche farmacologici del DSM. Oggi il più di godere intrinseca dell'ordine sociale difendere la psicoanalisi significa fare in modo che finalmente qualcosa di singolare possa prodursi nel rapporto dell'essere parlante con il godimento, al di là di quello che il sociale e la società prescrivono. Solo chi conosce l'analogia tra l'aritmetica formalizzata ed una società senza libertà e pressoché totalmente inibita e soggetta quindi a delle rigide regole meccaniche di comportamento e di azione come le mie che sono praticamente schematizzate, e l'analogia con una aritmetica intuitiva ritrovata, che ammette l'introduzione di nuovi assiomi a qualsiasi tappa dello sviluppo e della crescita, ed una società democratica e libera verace, può capire che io sono quel bruco che deve tramutarsi in farfalla e librare le sue ali nel cielo. Perciò, lo ammetto, non ho mai conosciuto la fase fallica e nemmeno conosciuto l'atteggiamento per la mia felicità se no avrei senza dubbio lottato, lottato fino allo stremo delle mie stesse forze per il raggiungimento del godimento e per poter fare in modo che la fase fallica funzionasse naturalmente orientata da un fine positivo. La felicità infondo è sintomo di un funzionamento naturale e normale e quando l'uomo agisce da lottatore è sempre abbastanza felice, indipendentemente dalle circostanze. In gran parte ciò che chiamiamo male o peccato mortale è interamente dovuto al modo in cui gli individui considerano il fenomeno. Infatti se colui che subisce il male del tabù, della superstizione, dell'inibizione, della manipolazione cambiasse il suo interiore atteggiamento di iniziale paura, sconcerto e sconforto e frustrazione in uno di combattività, potrebbe mutare il male in un bene che rinvigorisce e dà sicurezza; le sue frecce all'arco della stima di sé stesso, possono spesso essere allontanate e mutate in piacere se, dopo aver invano per tempo tentato di schivarle, decide di affrontarle e di sopportare serenamente le conseguenze; per l'uomo con tutto il rispetto dovuto a molti dei fatti che sembrano sconcertanti come violenze, uccisioni e suicidi è impegno d'onore adottare questa via di scampo. Rifiuto il male che deriva dai tabù e dalle inibizioni, disprezzo il potere di chi mi voleva soggiogare, rendere succube al male peggiore di non conoscere il godimento dell'Altra e di rintanarmi come una larva dentro un essere flaccido e per quanto mi riguarda, per quanto i fatti accaduti nella mia famiglia di essersi dimenticati della mia esistenza, di aver dato spregio alla mia persona e di avermi ferito in tale senso possano in me ancora sussistere io cercherò di cambiare in tal senso il mio atteggiamento e di avere il controllo dei miei pensieri perché non divengano maligni e non si tramutino in delirio o in follia. Guardando alla mia vita passata, mi accorgo più che mai che non mi sono mai gettato in un rapporto con un altra perché mi sentivo inadatto, inidoneo e perciò ero ritroso a questo tipo di conoscenza, mi sentivo sporco solo al pensiero di provare desiderio per qualcuna ed avevo pensieri torvi al riguardo. Poi ho incontrato una neuropsichiatra davvero brava che mi ha detto che sbagliavo a pensare di non meritarmi la felicità, perché la felicità non capita per caso, ma è qualcosa che noi stessi creiamo e sulla base della quale decidiamo. Se aspettiamo che sia la felicità a pioverci addosso, allora aspettiamo una vita intera e quindi moriamo infelici. "Nessuno, tranne te - mi diceva la neuropsichiatra - può decidere i tuoi pensieri ed il tuo atteggiamento nei confronti della vita e della sessualità. Nessuno può farti comprendere cosa sia giusto o sbagliato se non la tua stessa anima" Ma io quando l'ho incontrata ero pessimista e malinconico perché infondo avevo scelto di essere così. E' questione di scelta, di attenzione, di decisione e di saper vedere il bene reale e poi di sceglierlo volgendosi a lui in maniera intensa e forte pure nel desiderio. Anche se dovrò camminare in una valle oscura e mi troverò in tensione, mi concentro su qualcosa che mi rassereni e cerco di ricordarmi che nulla mi può mancare in pascoli erbosi ed acque tranquille e che potrò comunque cavarmela anche di fronte ai miei peggiori nemici: le inibizioni. Io ne sono convinto: noi siamo stati creati dal buon Dio come meccanismi che lottano per uno scopo. Quando non abbiamo uno scopo personale che vada oltre quello puramente lavorativo o produttivo che significhi qualcosa per noi e che lasci di noi una tangibile traccia nel mondo allora agiamo come in un circolo vizioso e ci sentiamo in effetti persi e sentiamo la nostra vita inutile, in quanto quando torniamo a casa e chiudiamo la porta ci dobbiamo prima o poi confrontare con i nostri fantasmi ed è lì che viene fuori tutta la verità, è lì che ci accorgiamo se siamo uomini autentici oppure no. Noi siamo fatti per conquistare l'ambiente, per risolvere problemi, raggiungere obiettivi, e non possiamo essere né soddisfatti e né felici nella vita senza che ci siano ostacoli da superare o mete da raggiungere. Quando rientro in casa e non ho nessuno da abbracciare, nessuno a cui confessare i miei dubbi, i mei pensieri, la mia povertà interiore oltre a questo diario e non ho un Altra come la mia stessa anima per cui lottare e sentirmi perso, immensamente perso e pure ebbro allora mi rendo conto che sono davvero divenuto un nulla, che mi sono cancellato, che mi sono soffocato dietro al perbenismo, dietro quella maschera di rispettabilità, dietro quella coltre di uomo integerrimo che ora non vale più, davvero più perché io sono solo, tremendamente solo con l'anima spappolata, sconfitta, svilita, prigioniera e persa dietro questa mia pietra tombale dove ho sepolto il mio essere che se non grida all'amore mai più risorgerà" Davvero la neuropsichiatra pensava che il diario dovesse essere pubblicato perché secondo lei era un vero e proprio capolavoro.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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