LA SINDROME DELL'IMPOSTORE. Dopo aver letto quella pagina di diario di Elio, la neuropsichiatra scrisse questi appunti: "Elio ha davvero la classica sindrome dell'impostore che hanno alcuni maschi, cresciuti con madri algide ed intransigenti, e cioè hanno l'idea che sia giusto voler cambiare il patner convertendolo in maniera inquietante perché sono profondamente influenzati e convinti da un particolare aspetto della concezione romantica dell'amore, secondo cui il principale indicatore del vero affetto è la capacità di accettare l'altra persona nella sua totalità, nei suoi lati buoni ed in quelli cattivi - soprattutto, in un certo senso, quelli cattivi li attirano di più. Secondo la filosofia romantica, l'amore che viene delineato nel diario consiste a livello anacronistico nell'amare qualcuno per ciò che è, senza alcun desiderio di cambiarlo. Abbracciare la persona nella sua interezza, per essere degni del sentimento che diciamo di provare senza vedere alcuna prospettiva di trasfigurazione. In certe fasi, il diario di Elio, pare particolarmente significativo o toccante nella sua idea poetica di sentirsi amato per caratteristiche che altri, invece, criticano o trovano alquanto insensate. Pare che i suoi lati più complessi riescano a suscitare qualche interesse di benevolenza e persino di desiderio e ciò sembra palesarsi nel suo ideale di uomo, come una prova suprema dell'amore. Ma non è così, lui non è sincero. Infatti, secondo la concezione che ha imparato, qualsiasi desiderio di cambiamento non può che suscitare un profondo turbamento, fastidio e persino profonda resistenza che arriva a far dire "Siamo fatti così!", che però non è altro che la prova che non c'è amore, ma solo una stortura dell'amore. Infatti, esiste un altra filosofia dell'amore che al giorno d'oggi è più praticabile e matura e non prevede sottomissione o soggezione da parte di alcuno degli elementi della coppia, e tale filosofia è riconducibile ai greci. Essa, afferma che l'amore corrisponde ad una ammirazione e risalto dei lati migliori, dei punti forti, di una persona e questa spinta emozionale la si dovrebbe dare anche durante la psicoterapia. I greci erano dell'idea che l'amore non fosse un sentimento incomprensibile. L'amore si spiega come il sentirsi colpiti interiormente da qualcun altro per tutti quegli aspetti che in quell'individuo sono davvero giusti e compiuti. Quindi, quando un paziente invece di rafforzare gli aspetti migliori del proprio carattere, non fa altro che fare percepire agli altri la propria debolezza, cadendo poi nei suoi lati più oscuri e negli aspetti più deplorevoli cosa facciamo? Soprattutto come facciamo a degradare un poco l'idea che ricorre in tali soggetti, a noi in cura, che l'amore è un oggetto di stima di cui abbiamo disperatamente bisogno per riabilitarci?? Penso che dobbiamo ricorrere alla nostra "signora maestra" coscienza che ci insegna che via prendere. Data la portata delle mie stesse imperfezioni, rafforzare l'amore per me significa essere, come autrice, disposta anche ad insegnare ed essere sempre pronta e vigile ad imparare dall'esperienza degli altri. Dunque, io vorrei creare un simposio sugli amanti (gli psicologi tutti indipendentemente dal genere maschile o femminile), perché quando 2 amanti si rivelano reciprocamente delle scomode verità, non si stanno allontanando dallo spirito dell'amore, anzi si trovano nel fuocherello dell'amore. Gli amanti, colleghi sia di lavoro che di vita, devono smettere di sentirsi in colpa per il semplice fatto che vogliono cambiare e fare cambiare gli altri secondo alcuni canoni, e non dovrebbero quindi affatto offendersi se a loro come a me viene richiesto qualche modifica o cambiamento a ciò che hanno scritto, asserito o ipotizzato. Questi cambiamenti non solo a volte sono legittimi, ma sono persino necessari. Correggere significa il miglior principio della fedeltà all'amore. Sfortunatamente, però, sotto l'influenza ed il condizionamento del romanticismo, molti di noi finiscono per diventare pessimi insegnanti e studenti altrettanto pessimi offrendo risposte scontate. Questo perché come ci ribelliamo agli sforzi necessari per tradurre le critiche che ci vengono mosse in lezioni che possano suonare ragionevoli e portare a più proficui accordi con l'umiltà richiesta per reperire e recepire queste lezioni come veri e propri tentativi amorevoli di affrontare insieme gli aspetti più problematici della nostra spigolosa personalità appianandoli e smussandoli. Nel ruolo di studenti, al contrario, quando qualcuno adotta un tono pedagogico giusto nei nostri confronti, chiunque esso sia, ci sentiamo attaccati e pure traditi nel nostro orgoglio, e dunque ci fingiamo sordi a qualsiasi indicazione, reagendo con sarcasmo e aggressività o peggio con la minaccia al nostro "insegnante" interiore. Allo stesso modo, quando abbiamo qualcosa da insegnare, siamo così dubbiosi di essere ascoltati veramente (sappiamo per esperienza come vanno di solito le cose che come ha ammesso un sacerdote non solo non si ascolta, ma addirittura non si risponde nemmeno all'appello!|) o di avere il diritto di parlare, che tendiamo ad esprimere le nostre lezioni in un tono di irritazione isterica come quello di dire "Io non c'entro mai. Non è colpa mia!!" Dunque, quella che poteva essere una buonissima opportunità di condurre una bella lezione ponderata si rivelerà invece essere una barzelletta da 2 soldi espressa per motivi di panico e paura di annoiare o di creare fastidio nell'"aula" della nostra coscienza. Paradossalmente i nostri sforzi hanno maggiori possibilità di successo nel momento stesso in cui ci importa meno di fare un buon effetto o di trovarci in una svolta decisiva in un bivio che impone una scelta, un out, out o un ultimatum. Un buon docente sa che il tempismo è fondamentale per far sì che una informazione venga recepita e quindi prima di giungere ad un matrimonio riparatore del piffero, informa la coppia che esiste la possibilità di uso del preservativo e la consiglia, se no per davvero, non possiamo affrontare la lezione su "Te l'ha insegnato mamma come si fanno i bambini?" qualche giorno dopo quando è troppo tardi ed il guaio è già stato fatto e noi ci ritroviamo ad affrontare la parte più complessa e delicata dell'insegnamento: l'angoscia e lo spavento di diventare genitori, il sentirsi inadeguati ed impreparati ad affrontare una vita che nasce e che cambierà per sempre le nostre esistenze. Dovremmo invece imparare a comportarci con astuzia che è meglio aspettare le condizioni adatte per fare la mossa giusta dello scacco matto se no poi l'amore tanto agognato diventa fallimentare. Così io vorrei sviluppare la tematica della "La butto lì" la notizia, l'informazione, come un esca all'amo a cui potrà abboccare il pesce giusto per me senza che io mi aspetti chissà cosa, solo con pazienza e costanza, che intanto qualcuno abbocchi e poi quando il pescione ha mangiato la buona foglia di fico allora poi lo si rigetta nel mare, perché impari a nuotare da solo, perché impari a sopravvivere negli abissi e pure ai pericoli che la vita ci riserva e che quindi divenga il miglior imprenditore di sé stesso, trasformando la parola "impostore" che lo riguardava prima nel suo passato remoto, in "imprenditore" dell'amore": 

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