LA SINDROME DELL'IMPOSTORE. A quel punto, stanca ed esausta la neuropsichiatra andò a dormire, ma durante la notte sognò sua madre che le mise davanti una pagina della Bibbia quello dell'annunzio dell'angelo a Maria dove diceva "Salve, piena di grazia, il Signore è con te" e dove lei, futura madre di Gesù, a quel saluto rimase turbata e si domandava cosa significasse tale annuncio e durante il sogno, quel fantasma, mi indicò il turbamento come se fosse stato il suo stesso turbamento quando scoprì di essere rimasta incinta della mia persona. Allora, al risveglio la neuropsichiatra si domandò cosa volesse mai significare simile sogno e pensava "Forse, quando ci imbattiamo in cose molto più grandi e potenti di noi come la scoperta di una vita che sta per crescere nel nostro ventre e che nascerà, ne rimaniamo momentaneamente turbati e la paura di non essere all'altezza di simile responsabilità, ci fa reagire in modo abbastanza negativo specie se le circostanze in cui ci troviamo a quell'annuncio, non sono delle migliori e ci sentiamo inadeguate ad affrontare la consapevolezza di diventare genitori e di doverci preoccupare per un altra vita e perciò entriamo in confusione. E' per alcune donne, una esperienza devastante e solitaria che intensifica l'ansia e l'agitazione del momento. Ma c'è un altro incontro, che può colpirci e convincerci che possiamo farcela ad affrontare un simile turbamento ed è l'incontro con il "sublime". L'incontro con il sublime sminuisce i livelli di prestigio a cui noi crediamo sia giusto avvicinarci e ci rende tutti, almeno per un pò, relativamente insignificanti davanti alla forza della vita. Ma bisogna alzare gli occhi come ha fatto la madonna madre della misericordia se no non si riesce bene a misurare quanto spazio immenso occupa la vita in noi, perché solo se alziamo gli occhi al cielo comprendiamo il rito dell'amore che serve ad affrontare i momenti più critici dell'esistenza (nascita, pubertà, matrimonio, guerra e morte) con la garanzia di preservare l'identità propria e quella della vita che verrà accolta nell'intera comunità umana. Il rito della gloria di Maria che alza gli occhi verso il cielo, accompagna, peraltro anche le azioni più comuni del vivere: il nutrirsi ringraziando per il pane, l'assopirsi sapendo di essere protetti durante il sonno, la pratica sessuale come una realtà fondamentale, che alle origini ed ancor oggi, nell'esperienza infantile e persino nevrotica, devono essere percepite come rischiose e decisive e cioè "sacre" all'esistenza. In questa nuova luce, intendere il rito come un cerimoniale per la vita, significa adempiere, non solo una funzione difensiva dell'esistenza, ma anche assolvere un ruolo di pieno incoraggiamento e di sostegno nei momenti difficili e nelle svolte capitali del vivere umano. In realtà, al giorno d'oggi non si considera mai che l'aborto rappresenta una "crisi della presenza" dello scontro tra soggetto e natura (che riguarda in particolare i cambiamenti psicofisici del proprio corpo e vicende provocate dall'uomo o eventi naturali ostili in genere), per cui il singolo ed in particolare un uomo che deve diventare padre di una creatura delicata e fragile come lui, si sente minacciato nel proprio stesso "essere al mondo" in quanto deve annullare i propri personali spazi per fare in modo da dare tutta la sua massima attenzione alla vita che nasce; il rito aiuta a sopportare e a superare gli ostacoli, fornendo stereotipi e modelli di comportamento oggettivi e rassicuranti. Questa posizione ha per me il vantaggio di cogliere la peculiare utilità del rito, nella sua configurazione di inutilità per eccellenza e cioè l'inutilità del sé stesso per fare avanzare, invece, la maggior gloria di un Altro che restituirà all'individuo padre e alla società madre un compito storico, sorretto e incoraggiato da un positivo "contratto" con la potenza extramondana e con l'incontro con quella divina del saluto di Maria madre di Gesù. Nel rito del battesimo, si rinnova il legame comunitario, di accoglienza con la nuova vita e ciò restituisce integrità a tutto il gruppo che vi assiste e non solo vede al di là del blocco di granito per scolpirvi una nuova estetica esistenza che nasce dal vagito. La fenomenologia stessa, individua nella natura varie forme di rito fra cui quelle più importanti sono quelle di iniziazione o passaggio (come la comunione e il crisma del sigillo dello Spirito Santo in noi), di propiziazione (come la benedizione degli sposi) e di espiazione (come la riconciliazione), e ne ha distinti i momenti (di preparazione, di esecuzione, di conclusione, di avvicinamento e di distacco che avviene dal taglio del cordone ombelicale). La psicoanalisi mette in luce l'universalità e le radici profonde del rito, mostrando che in esso - in senso lato - in una serie di comportamenti che possono divenire procedurali, si coglie la deformazione nevrotico-ossessiva del rito (specie quello sessuale e specie all'interno di una coppia adolescente o comunque immatura) nel suo continuo pensiero e preoccupazione riguardo l'ansia da prestazione o peggio l'ossessione di rendere contento il patner o di supportarlo nella sua fragilità acconsentendo ad abortire se i tempi per lui non sono ancora maturi e poi sposandolo come se niente fosse mai accaduto oppure rimuovendo dal subconscio ciò che è stato fatto: un delitto ad una creatura innocente. Il contributo psicoanalitico all'interno di un consultorio e in quello di centri per la salvaguardia della vita non è un dato teorico o riguarda un magnifico trattato di biologia, chimica o anatomia (caro don Emanuele), ma è una osservazione critica di analogia fra riti e cerimoniale nevrotico vero e proprio come per altro intendeva fare Freud quando scrisse nel 1907 "Comportamenti ossessivi e pratiche religiose" Attualmente, però, si pone particolare attenzione agli aspetti simbolici e rituali che vengono adottati dalla coppia, nella loro "produzione" di incontri sessuali specie se si svolgono di nascosto per vincere le proibizioni imposte, senza condurre con chiarezza di intenti da entrambe le parti l'attività sessuale, ma percependolo più che altro come un gioco erotico che dovrebbe generare complicità e senso di piacere e godimento dell'Altro, quando, invece si crea (specie in adolescenti e coppie occasionali) una situazione edipica nelle sue varianti, intuizioni ed immagini che sono state innescate durante l'educazione genitoriale nel complesso patrimonio culturale inteso come mitologico di Ulisse che deve fare in modo che Penelope sia sempre disponibile, disposta a fare e rifare la tela dell'amore con lui che lo comanda in maniera possente, fino poi ad allontanarla dall'illusione, deludendo il suo stesso mito quando ritorna e non si riconosce più in quel feto che diverrà per patrimonio cromosomico e per DNA una sua creatura che lui deve forgiare a sua immagine e somiglianza diventando un uomo non più libero, ma magicamente incastrato nel suo stesso conflitto interiore di seguire la legge dello spirito o quella della natura istintiva-pulsionale primitiva di conservazione della specie che lo contraddistingue. Perciò, bisogna affrontare caso per caso, in modo da trovare soluzioni chiare che possano essere salvifiche per entrambe le parti in gioco attraverso un patto di alleanza che riporti ad una sfera ambientale che consacri maggiormente il quotidiano della famiglia, attraverso benedizioni, preghiere, gesti solidali che accompagnano non solo i credenti ma tutta la comunità a superare le inevitabili sconfitte e delusioni e a vivere nella pietas della sobrietà che combatte gli abusi (tutti compresi quelli sessuali) e che ritrovi valori centrali come quello della vita che vive già dentro di noi in un corpo e sangue di Cristo e che vuole esplodere e gioire in ogni moto della nostra presenza". 

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