LA SINDROME DELL'IMPOSTORE. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.  Elio voleva essere un bravo bambino che fa sempre i compiti richiesti, che ha una bella grafia, che tiene in ordine la cameretta, a volte è un pò timido, dà la mano ai genitori e quando scende a giocare in bici è molto prudente e usa i freni nel momento giusto. Pensava che così, nella sua esistenza sarebbe andato tutto bene, perché non dava particolari preoccupazioni, come invece capita con i ragazzi che fanno i graffiti con le bombolette spray nei sottopassaggi e con i vandali che imbrattano monumenti. Immaginava di poter stare sempre bene, sulla base del fatto che faceva tutto ciò che i suoi genitori si aspettavano da lui, mas era proprio questo il problema: i suoi dolori erano segreti - e le difficoltà future che egli intravedeva - iniziavano proprio nel bisogno interiore di una eccessiva ed integerrima disciplina. Elio infondo, non era altro che un impostore, in quanto si presentava come un bravo bambino, ma non tanto perché, per una stranezza della natura, non avesse alcuna particolare inclinazione a essere qualcos'altro, ma perché non aveva trovato altre alternative oltre quella di diventare un editore, perché solo così, poteva venire fuori la sua parte più trasgressiva che in particolar modo da sua madre non sarebbe mai stata tollerata e che lui avvertiva, in maniera opprimente essere proibita. Magari, Elio era bravo per amore della genitrice depressa, che non era in grado di fare fronte ad ulteriori difficoltà o complicazioni inerenti il superamento di alcuni tabù sessuali che ella stessa aveva nell'interno della sua coppia molto tradizionalista e stigmatizzata. O forse lui era così per placare l'Altro genitore che era rude ed impenetrabile e che nella sua mente diventava come un fantasma spaventoso al minimo segnale di una condotta non esattamente impeccabile. Sebbene, Elio generasse gentilezza nell'immediato, la repressione di emozioni molto più stimolanti specie a livello dell'espressione sessuale, lo aveva portato ad accumulare una quantità enorme di difficoltà e di disagi per la sua vita futura, tanto che all'età di 67 anni si ritrovava ad essere single e senza alcun desiderio di potersi accoppiare con qualcuna. Educatori e psicologi esperti, dopo la morte della di lui genitrice che lo aveva fatto scendere in un baratro immenso, avevano individuato i segnali delle storture di una educazione esagerata e volevano affrontarla come un pericolo, come era giusto che fosse. Elio, infatti, come qualsiasi bravo bambino, custodiva fin troppi segreti e per questo diventava pessimo comunicatore di cose importanti, ma veramente sgradevoli. Sembrava, avere risposte carine, era bravo a camuffarsi dietro a soddisfacenti di impasse letterario, come quella che proponeva spesso riferentesi ad un boia senza, invece essersi per niente studiato il diàiresis cioè le parti fondamentali della dialettica che consistono nel suddividere una idea nelle sue componenti essenziali, secondo un procedimento BINARIO; per cui l'arte in genere viene divisa nell'arte del produrre e in quella di acquisire; quest'ultima a sua volta si suddivide in arte PERMUTATIVA e in quella COSTRITTIVA per cui in contemporanea si studia meglio la dialettica INVERSA e CORRELATIVA che consiste nel ricondurre più cose ad un'unica idea che le comprenda (un insieme). In particolare modo, Elio non sapeva che il boia è colui che non è ben intenzionato al tentativo di rafforzare nell'editoria la fiducia in sé stessi nei momenti di disagio e di difficoltà, e che non accetta consigli sui veri punti di forza della cultura: l'intelligenza, la competenza e soprattutto l'esperienza. Curiosamente, tutto questo può avere delle spiacevoli conseguenze. Esiste, infatti, una forma di sfiducia che nasce quando ci leghiamo troppo alla nostra dignità e diventiamo ansiosi di fronte a situazioni che in qualche modo la minacciano, come possibili denunce che minano il nostro orgoglio e la nostra virtuosa reputazione esteriore. Rinunciando alle sfide, però, in cui si rischia (è vero) di mostrare il nostro lato più ridicolo e fesso, ci perdiamo moltissime buone occasioni che possono essere davvero molto interessanti sia per noi che per il destino comune. Spesso, Elio non voleva chiedere ad altri indicazioni, per non passare per ignorante e per un editore che si era perso fra la burocrazia e le scartoffie. Desiderava, essere vicino ad una sua amica, ma non riusciva mai a lasciarsi andare per paura che qualcuno potesse vedere il suo interiore intimo amore. Oppure, immerso nel lavoro, non si accorgeva, né si proponeva mai una promozione pià valevole, perché temeva che qualcuno che lui riteneva più superiore  a lui (forse il fratello) si potesse rendere conto del suo desiderio nascosto e poi lo bloccasse brutalmente. Per evitare così di sembrare uno stupido patentato, Elio non si avventurava mai troppo, e non andava tanto lontano dalla sua calma ed abitudinaria aia, ma anzi vi si rintanava; e quindi - di tanto in tanto, perlomeno - si perdeva le migliori opportunità di incontro della vita specie con la sua amica di cui sentiva profondamente la mancanza (anche se non lo ammetteva pubblicamente). Al centro della sua sfiducia c'era una particolare immagine distorta di quando una persona normale possa essere o meno considerata stimata. Egli, immaginava di peccare con la sua amica per porsi definitivamente di fronte allo specchio del suo desiderio. Era convinto che così sarebbe caduto nel burrone dell'inferno più bieco, quando invece voleva perseguire una vita accettabile senza traumatismi anche se ciò lo rendeva un perfetto idiota. Elio, nel suo diario, insisteva nel definirsi uno stupido supremo in quanto la sua capacità di giudizio (come quella di Erasmo da Rotterdam) era fallace, per il fatto di vedere che le passioni avessero la meglio su di lui, e che egli si trovasse in balia della sua stessa superstizione e di paure irrazionali, che doveva ammettere di essere non solo timido, ma persino scorbutico e introverso e pure burbero quando incontrava persone innovatrici come la sua amica, e che cadeva perciò di stile. Tutto ciò però per una neuropsichiatra era tremendamente incoraggiante, perché significava che alcune reiterate certezze come quelle di un boia diventavano sciocchezze e che queste non erano affatto un tratto distintivo della personalità, ma semplicemente banalità. Comportarsi come degli imbecilli, sbagliare e fare cose bizzarre capita a tutti, ma questo non ci rende inadatti alla società, anzi, ci avvicina ulteriormente al più grande studioso del rinascimento. Un messaggio davvero edificante come quello di Pieter Bruegel che riguarda anche l'arte fiamminga che ci mostra una visione comicamente disincantata della natura umana e suggerisce che tutti quanti siamo piuttosto squilibrati: c'è la persona che getta delle monete nella fontana per riuscire a rendere reali i suoi desideri; un soldato accovacciato accanto al fuoco che si sta bruciaccando i pantaloni; un tizio che sbatte con forza la testa contro al muro; un altro che morde una colonna sottolineando che i dipinti non rappresentano mai un attacco nei confronti di qualche persona che li vede e ci si ritrova pensando persino di assomigliare a qualche personaggio insolitamente inquietante, in quanto tutti i dipinti così come le opere d'arte (anche scritte) riguardano aspetti che appartengono ad ognuno di noi. Queste opere ci suggeriscono che la via per giungere ad una maggiore fiducia non consiste nel rassicurarci della nostra dignità o reputazione, bensì nell'accettare l'inevitabile natura del nostro essere talvolta ridicoli. Siamo idioti e qualcuno ci ha pure scritto un libro eccelso, e va benissimo così perché questo è il migliore successo. Quando Elio pensava di avere esposto troppo lui stesso ai lati troppo rispettabili degli altri, si sentiva intimidito. Si trattava per lo più di una sofferenza che derivava dal suo desiderio di apparire normale: creando collettivamente un fantasma - problematico per chiunque perché spaventa e genera angoscia - suggerendo quando l'angoscia, poi, si traduce in panico che la rispettabilità vera e la ragionevolezza che si instaura nel dialogo e nel confronto a quattr'occhi sono obiettivi realistici e non fantastici. Ma quando mai impareremo che per natura siamo da sempre sciocchi?? Davvero non ci importa di passare per idioti?? Anche le persone che diciamo di amare potrebbero pensare che siamo davvero ridicoli, ma tuttavia questo non significa che gettino su di noi il loro sprezzo e nemmeno la loro disistima. Se la gente che ama sa davvero sorvolare certi nostri momenti ridicoli, in cui noi siamo il boia di noi stessi, questo sarebbe soltanto una conferma di ciò che abbiamo accettato serenamente di noi e di chi amiamo così tanto da non avere dubbi che non possiamo cancellare mai più quel volto e quell'idea d'amore che si è impressa per sempre nella nostra anima. La paura dell'umiliazione non ci perseguirebbe e non ci getterebbe mai nell'ombra soprattutto se fossimo convinti che c'è stato qualcuno che ci ha amato così tanto da dare la sua vita in croce per noi per poterci salvare in toto, anima e corpo, e non solo nell'anima. Allora Elio capì per la prima volta di essere un impostore perché NON era mai stato libero, e non lo era nemmeno ora in quanto non aveva mai dato la possibilità alle cose e alla sua anima di essere libera e di diventare come un aquilone che segue solo il filo dell'amore fra le nuvole ed il sole che brilla nel cielo seppur ombroso. 

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