OMISSIS. Dopo aver formulato quel pensiero, Claudio come molti, decise di fuggire dal ruolo istituzionale ospedaliero, pieno di insidie e di possibilità di bornout che portava alla nevrosi, mentre in libera professione, male che andasse, anche se lavorava solo 4 giorni alla settimana e a 40 euro a paziente netti in intramedia egli comunque con 10 pazienti da gestire a seduta, lui guadagnava 400 euro al giorno x 4 giorni 2.800 euro la settimana x 4 settimane = 11.200 euro al mese e questi soldi gli bastavano eccome per poter vivere bene la vita ed avere più tranquillità anche nel proprio mestiere e sentirsi in grado anche di ricoprire meglio il ruolo di padre. Ma le cose non vanno mai come uno se le aspetta e nella vita ci si accorge, prima o poi, che ci possono essere degli ostacoli, come la malattia che ti impediscono di portare avanti i tuoi progetti e che ti mettono di fronte alla fragilità, debolezza e vulnerabilità dell'essere umano e così, quando capitò anche a lui di ritrovarsi malato per un K prostatico, si rese conto che i sogni possono finire a catafascio e che l'uomo ha bisogno di qualcosa che va oltre la ricchezza, la sicurezza economica o quella di un ruolo sociale di spicco e di prestigio per sentirsi importante e in un qualche modo tranquillo e sereno ed allora si rese anche conto che quando passi dall'altra parte e divieni tu stesso un paziente, ti rendi conto che il servizio ospedaliero fa pena e che tu eri uno di quelli che lo portavi avanti in maniera svogliata, senza considerare che un giorno ci saresti potuto finire tu fra le cartelle cliniche, fra i casi da curare, fra le spese del posto letto, fra le medicine, fra le problematiche di gestire una malattia che fra l'altro ti intaccava pure la tua parte più intima di uomo. Allora, non ridi tanto, allora ti rendi conto che il fuoco della passione e il desiderio di fare l'amore possono sfumare e finire dentro ad un burrone, dove ti ritrovi anche tu che non ti senti più uomo perché la tua virilità viene minata da quella lettera K che minaccia la tua esistenza e persino il tuo valore e la tua stessa dignità. E così te lo chiedi cosa possa mai essere la dignità, quando una malattia avanza, aggredisce il tuo corpo e tu ti senti moralmente a terra, senza molte possibilità per il domani riguardo all'assistenza, riguardo all'autonomia, riguardo al poterti permettere una vita agiata e senza tanti intoppi così come avevi tanto sognato e bramato. Ti accorgi che la vita è un soffio, che ti può sfuggire dalle mani e che tu non ne hai il potere ed allora ti appelli a Dio e alla fede come se fosse l'ultima spiaggia per cercare di rimanere a galla, per cercare di superare gli scogli più grandi come quello della chemioterapia o di un eventuale radioterapia che ti seccherà per sempre la zona intima, mettendo una croce di nullità al fatto di poter esprimere come facevi una volta la tua affettività, al fatto di avvertire ancora l'eros dell'amore che ti stuzzica e che ti fa sentire vivo ed in grado di dare soddisfazione ad una donna nel suo voler sentire il calore dell'amore. Di giorno, in giorno, di momento in momento, la tua energia svanisce, ma tanto questo avveniva ugualmente anche se stavi bene, questo succede comunque invecchiando, accade a tutti che si perde il desiderio, che si perda la voglia di potersi esprimere con l'eros attraverso l'atto sessuale in quanto questo non basta a farti sentire un uomo, a farti capire che ci sai fare, che hai potenza e resistenza quando invece bisogna cercare solo di sopravvivere. Ecco, appunto quando arriva una malattia a stroncarti, quando una sentenza di condanna alla sofferenza ed al dolore ti investe fra capo e collo, allora pensi che per te sia davvero finita, che non hai più la dignità e che ti ritroverai raggomitolato dentro un giaciglio che ti fa sentire come una larva informe che non potrà mai, mai più spiegare le sue ali e che piano, piano si assopirà dentro ad un letto che conduce alla morte. La vita è un dramma, la vita è talvolta una tragedia e quando ti guardi attorno, specie quando sei malato ti domandi che senso abbia avuto spendere il tuo tempo a studiare, a cercare di diventare qualcuno, a fare progetti, a pensare di poter dare un buon futuro ai tuoi figli se poi deve finire tutto dentro ad un cestino di spazzatura, se poi tutto quello che hai fatto verrà dimenticato il giorno dopo la tua morte dove 4 gatti si raduneranno a dire un rosario frettoloso dentro ad una cripta ed il giorno dopo qualche persona sarà presente al funerale con la speranza che tu abbia accumulato qualcosa in banca per dar loro una eredità, mentre tu scomparirai e nulla più di te rimarrà. E' triste, pensare a tutto questo ed ecco perché Claudio aveva pensato di lasciare un memoriale di sé stesso, in modo che rimanesse di lui almeno una minima traccia della sua presenza, in modo che il vento della morte non disperdesse tutto il suo impegno nel vento dell'ingordigia umana, che l'egoismo e la cupidigia non smantellasse tutto ciò che aveva portato a compimento, con sacrificio, con passione, con dedizione e con dovizia, costanza e disciplina. Lui avrebbe voluto lasciare un insegnamento dicendo ai suoi figli "Ricordati che la vita è un soffio, che il tempo è tiranno e che tu hai pochi attimi per poter dimostrare il tuo valore, pochi istanti per poter lasciare nel mondo la migliore immagine di te stesso, la migliore raffigurazione di ciò che volevi rappresentare come persona rispettabile, stimata, perbene che si è espressa al massimo nella sua esistenza e che verrà ricordata proprio per questo. Ricordati che la migliore dignità sta nella carità che hai avuto verso il tuo prossimo, nel fatto che tu gli sia stato di sostegno e di soccorso quando si ritrovava nel bisogno, che tu gli sia stato vicino quando era in condizioni avverse perché può capitare pure a te di ritrovarti in certi duri e difficili frangenti, puoi ritrovarti anche tu nel dolore, nella sofferenza più cruda ed allora ricordati di alzare lo sguardo a Colui che tutto comprende e giustifica, a Colui che solo può comprenderti nel suo amore e nel suo abbraccio e che può dare lustro alla tua anima." Ma chissà poi se gli uomini ascoltano, chissà se gli uomini recepiscono, chissà se temono Dio oppure invece credono di poter avere l'eroismo di superare Dio, di sfidarlo, di sorpassarlo quando invece siamo deboli, fragili, vulnerabili e la vita ci accascia e poi ci accorgiamo che l'unica vera consolazione per noi è proprio un Dio padre buono che con la sua misericordia ci sorregge in questa vita labile.
IL TALENTO DI AMARE. Io non conosco ancora molto bene l'amore ed è per questo che a volte non riesco a distinguerlo in mezzo alla gente che incontro lungo la via. L'amore chiede conto a ciascuno dei doni che egli affida, attraverso intuizioni convincenti o meglio postulazioni assunte come principi di dimostrazione o ancora testimonianze degne di fiducia. L'amore è una rivelazione di qualificazione che viene scritta nel mondo e nella storia, ma io non ho nessuna qualifica per poterlo dimostrare perchè sono una semplice viandante continuamente in cammino. Io però mi sono lasciata trasportare da una parola chiave che è la parola talento che era una unità di misura che riguarda la Chiesa in cui la manifestazione della Fede è una norma di credibilità del valore che non è proprio ma è di una funzione di una totalità che si esprimono nell'adesione a Dio con specifico riferimento del Cristo fatto uomo nell'accezione di proposizioni o dogmi o istanze che li definiscono. L...
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