OMISSIS. Claudio (questo era il nome dell'ortopedico protagonista della nostra storiella) dopo avere ricevuto quelle informazioni dal suo collega Cané si rese conto che era davvero molto difficile e complicato svolgere il mestiere del cardiologo e fra sé e sé cominciò a pensare: "Forse, pure io ho sbagliato mestiere e quando ho scelto di diventare ortopedico, mi sono fatto prendere da facili entusiasmi e dalla forte motivazione giovanile del momento, ma poi, con il passare del tempo dentro all'ospedale, mi sono reso conto che si ha a che fare spesso con pazienti noiosi, con persone che pretendono che tu gli dia tutte le tue attenzioni, quando ognuno di noi ha almeno 20 pazienti da seguire sia all'interno del reparto e sia a livello ambulatoriale e quando ogni giorno, ti ritrovi davanti alle tensioni di gestire il forte stress dei turni, delle reperibilità e delle sequele di sala operatoria e quando finisci il turno, sforando praticamente sempre dall'orario, ti ritrovi di fronte alle accuse dei tuoi famigliari di essere assente, di preoccuparti di più dei tuoi pazienti che dei tuoi cari e di dedicare la maggior parte del tuo tempo a studiare, ad aggiornarti che invece avere un poco più di dedizione a chi fa parte del tuo stesso sangue e della tua vita privata. Poi, ti ritrovi a lottare anche con i colleghi che vogliono avere libero un week-end anziché un altro, che ti propongono spesso cambi turno, che divengono nervosi per situazioni di surmenage del reparto ed anche per particolari situazioni che vivono in famiglia, del figlio che deve mettere l'apparecchio dentale, di quello che deve fare pallavolo, e dell'altra che si è innamorata e le sono venute le mestruazioni e sta per diventare donna. Allora, ti rendi conto che è tutto un correre, tutto un essere assorbito da varie problematiche e che hai la sensazione di non fare mai bene niente e che non riesci mai a inzeccarne una giusta e così ti senti perso ed anche sfinito e quando vai a dormire ti butti nel letto come un sacco di patate vuoto e privo di tutto. Difficile, poi, nella prassi medica ed in special modo ospedaliera praticare una misurazione economica sui costi da sostenere, quando non si possono prevedere a lungo termine le emergenze che possono avvenire specie all'interno di un reparto che si occupa di traumatologia dove ci si ritrova davanti a molti politraumi dovuti più che altro ad incidenti della strada. Secondo me, per la mia esperienza di anni di servizio in un reparto di ortopedia è difficile persino valutare il reddito del comparto come somma di beni finali erogati e di servizi ottenuti all'utenza, riservando quest'ultimo termine ai casi nei quali l'esito produttivo non può essere ricondotto ad alcun carattere materiale e per noi, sono tutti casi di questo genere. Noi non siamo un paese socialista in cui la pratica di valutazione dei servizi non viene considerata, ma viene nel reddito considerati solo i beni materiali ottenuti e poi molti servizi hanno un prezzo solo se resi in determinate condizioni: dunque il confronto del reddito di una collettività tra 2 anni che hanno reso in maniera diversa dovrebbe tener conto delle eventuali diversità nel grado di monetizzazione dei servizi ed ecco il motivo per cui moltissimi di noi si buttano sulla libera professione dove si sentono più apprezzati per il loro servizio. A me pare molto difficile definire la quantità dei servizi, i cui caratteri sembrano talora indicabili soltanto entro confini incerti o puramente qualitativi. Difatti, io conosco una signora che fa la colf, che avrebbe probabilmente bisogno di una visita oculistica, ma che con il lavoro che fa dove si prende massimo, a dir molto 40 euro al giorno x 5 giorni alla settimana e x 4 settimane e quindi 800 euro al mese, avendo 2 figli con moltissime esigenze ed un marito che fa l'imbianchino e che talvolta guadagna 1.200 euro al mese, dicevo costei non si può permettere di spendersi 150 euro di una visita in libera professione per valutare se per caso, abbia o meno un grave strabismo e quindi se deve o meno essere operata avendo probabilità di lesioni sullo strato ganglionare del nervo ottico, i cui cortissimi dendriti (nel suo caso) sono in sinapsi con gli assoni delle cellule bipolari in maniera sbilanciata allo strato ganglionare della retina specie a livello dello strato plessiforme interno. I loro assoni, decorrono, come fibre amieliniche e quindi bisogna verificare se a causa di una dieta scombinata applicata dal soggetto, ella nello strato delle fibre che si dirigono verso la papilla non manchi della sostanza mielinica così come in altre parti del corpo specie a livello del midollo osseo della colonna vertebrale. Infatti, nello strato plessiforme sia interno che esterno vi sono cellule che assolvono il compito di collegamento orizzontale dette cellule di associazione fra cui ci sono le cellule amacrine che sono molto delicate. Quindi, dato il sospetto del suddetto problema e data la disposizione forse sbilanciata degli strati cellulari nel foglietto cerebrale, la luce che entra nelle sue pupille incontra degli ostacoli sensoriali e quindi lei fa davvero moltissima fatica a leggere e scrivere ed aiutare i suoi figli a fare i compiti di scuola, in quanto lo strato fotorecettore non solo per lei è più lontano della norma (avendo il grave strabismo all'occhio sx), ma questo strato risulta coperto in quanto la pupilla si ritrova sempre nell'angolo estremo dell'occhio e quindi lei potrebbe avere una inversione della retina annessa. Per questo, penso che in certi casi, sia meglio rivolgersi a centri specializzati sull'occhio o quant'altro se nella propria città di residenza non esistono ed anche per questo bisogna venire incontro cari colleghi alle possibilità degli utenti specie se hanno un reddito basso e quindi bisogna ridurre la quota di libera professione quando ci ritroviamo di fronte alla sigla R1 che significa che tali utenti hanno il reddito più basso (altroché redditometro, quello è meglio applicarlo in simili frangenti vi pare??) ed io non sono davvero nessuno e nemmeno ho tanta voce in capitolo rispetto alla politica che il governo vuole adottare al riguardo, ma sono assolutamente convinto che per la maggior parte della gente la salute sia un bene incommensurabile che bisogna tutelare al massimo riducendo la quota di libera professione nei casi di persone con scarso reddito ad 80 euro in modo tale che il servizio possa essere ad alcune categorie disagiate più accessibile e più sostenibile. Io vorrei essere qui proprio per questo e lotterò sempre con ogni mia forza perché ciò si possa avverare." 

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