SEGRETI DI GHIACCIO - Dopo avere letto quel paragrafo Julia si diceva: "Certo pare facile a Levy pensare teoricamente che attraverso un programma computerizzato e ben strutturato si possa cominciare a capire che qualunque sconosciuto è molto più vicino a noi di ciò che noi sappiamo di essere - con le nostre fragilità, stranezze, ossessioni, gelosie, invidie ed i lati più sorprendenti - che non alla persona apparentemente normale che vorremmo mostrare esteriormente per farci accettare. La parola chiave, però, per andare oltre l'ostacolo e le barriere architettoniche del cuore ce l'ha consegnata la senatrice Segre Liliana con il termine accoglienza. Questo termine prevede una obbligazione, in virtù della quale si deve compiere o omettere delle azioni rilevanti dal punto di vista della morale. Il dovere verso gli altri ci riporta nel suo termine di etica stoica, ad una nozione che è conforme ad una natura conveniente alla natura conveniente all'ordine della retta ragione. Tuttavia, uno dei nostri più grandi problemi è che siamo troppo bravi a tirare avanti a campare, tanto che diventiamo esperti nell'assecondare in pieno le esigenze del mondo dei più forti, nel soddisfare le esigenze altrui e nel procedere secondo priorità stabilite da chi ci circonda, ma nel gioco computerizzato di Levy c'è da accogliere nel nostro essere ed esistere la rottura che consiste nel rifiuto delle consuetudini specie nei nostri rapporti sentimentali ed è per questo che iniziamo relazioni clandestine, esasperiamo lo scontro, oppure spingiamo un grosso bastone fra le ruote dei nostri nemici e della loro placida vita. Tutto questo, però, non lo ammettiamo, lo nascondiamo persino a noi stessi perché le crisi sono estremamente sconvenienti per chiunque se le ritrova sulle spalle, e quindi come prevedibile si cerca in tutti i modi di medicalizzarle in tutta fretta con pasticche o consulti di ogni genere perché siano eliminate in modo che tutto possa riprendere a funzionare come se niente fosse. Ma questo significa fraintendere ciò che accade quando crolliamo perché una crisi, non è solo una follia casuale o un malfunzionamento interiore, rappresenta anche un'occasione molto concreta - seppure alquanto confusa - per raggiungere la salute nella conoscenza di sé. Il primo tentativo, quindi, come dice bene Levy è quello di sapersi accogliere con i propri limiti, difetti e di mostrarci con sincerità senza nascondere le nostre fragilità perché l'onore si guadagna e si sviluppa in un processo di crescita, autocomprensione e maturazione che finora abbiamo rifiutato di intraprendere. Perciò eccomi qui a confessarmi. La ragione per cui sono crollata nel corso degli anni  è stata di non essere stata abbastanza elastica e quindi mi sono infossata nel mio dolore e nella mia sofferenza che sono diventate le mie scuse per non ascoltare la mia mente nei suoi messaggi, frammenti di comunicazione e di apprendimento emotivo che ho volutamente tralasciare, ed ora dopo aver pazientato così tanto tempo, fin troppo tempo, il sé emotivo sta cercando di farsi sentire nell'unico modo che conosce con il suo urlo interiore. Egli è assolutamente disperato e disgraziato ed io dovrei capirlo e persino simpatizzare con la sua rabbia muta e la sua prepotente voglia di cambiare altrimenti (e ciò sarebbe davvero terribile) piuttosto che l'oblio totale sarebbe molto meglio la morte. Perché non ce la faccio proprio ad ascoltare il mio bisogno emotivo evitando il melodramma e la chiusura?? La risposta inquietante è che sono pigra ed impressionabile e perciò rifiuto categoricamente di recepire ciò che la crisi alla fine è costretta a farmi provare e cioè la brutalità della mia anima che poi si traduce in cattiveria esteriore. Per anni ho voluto ignorare una particolare tristezza e mi sono rifiutata di vedere la disfunzione che ha minato prima di tutto il rapporto con il mio corpo e poi quello con gli altri nel nascondere i miei più illusi e folli desideri sotto il tappeto, ma oggi sono qui per chiedere con tutte le forze che non si censuri più la malattia mentale e che si riconosca nelle stranezze un appello, di richiesta di più tempo per l'anima, di relazioni più intime, di un modo di essere più onesti ed appagante, dell'accettazione della nostra natura sessuale e che si vincano le paranoie, i tabù, le seduzioni maniacali. Una crisi rappresenta infondo un desiderio di crescita che avviene già in età adolescenziale e che non trova altro modo di esprimersi che non una smodata esagerazione ed esasperazione dei toni. Moltissime persone, dopo anni affermano di non sapere il perché si sono ammalati, ma ammettono anche che non sarebbero mai guariti se non fosse stato a loro evidente che si erano ammalati della loro stessa malattia più che altro fatta di insicurezze e complessi di ogni tipo. Nel mezzo del cammin di nostra vita specialmente ci colpisce una crisi epica ed il nostro comportamento strambo ci avvisa che sotto una superficie tormentata si nasconde in realtà una logica di salute. Non ci ammaliamo che apposta per superare uno stato tossico che insiste nel richiederci di ricostruire la nostra vita in maniera più soddisfacente e su una base più autentica e sincera. Rientra in te, dunque anima mia in un modo più acuto ed intriso di destrezza a superare il panico, nella ricerca di quel sé che poi diviene universale amore di mente e di cuore che vive la carità dell'accolita interpretazione di speranza per il domani." 

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